Due cerchi di vetro colorato con un semicerchio che li unisce tra loro. Separati ma uniti. È la metafora del messaggio di Go!2025, ma è anche il messaggio di fondo delle Capitali europee della Cultura. Il testimone è passato formalmente nelle mani di Nova Gorica e Gorizia e della tedesca Chemnitz. La cerimonia del passaggio di consegne ospitata dallo ultracentenario teatro con i palchi in legno di Bad Ischl è stata molto snella e per certi versi infornale, ma il parterre è stato in ogni caso ricco di protagonisti. Con poco spazio ai convenevoli e agli effetti speciali (solo dei brevi intermezzi musicali), le delegazioni delle tre Capitali europee della Cultura 2024 hanno passato il testimone a quelle del prossimo anno. Lo hanno fatto spiegando loro che sarà un anno fantastico, ma molto faticoso e pesante. Sarà uno stress test che a prescindere da qualsiasi ostacolo, ripagherà di ogni fatica e proietterà le protagoniste nel loro stesso futuro.
Per le Gorizie era presente una delegazione dell’ente pubblico Go!2025 formato dalla direttrice Mija Lorbek, dal responsabile del progetto Stojan Pelko e dalla direttrice artistica Neda Rusjan Bric. Con loro c’era anche il sindaco di Nova Gorica Samo Turel che ha parlato a nome di entrambe le città, portando anche il saluto del collega Rodolfo Ziberna.
Tutti gli interventi hanno confermato come l’appuntamento Ecoc (questa la definizione formale, acronimo di European capital of Colture) rappresenti un’opportunità fondamentale per lo sviluppo di chi lo ospita. Bad Ischl, per esempio, è una cittadina di appena 14 mila abitanti distante oltre 50 chilometri da Salisburgo e si trova in mezzo alle montagne. Il suo sviluppo turistico è limitato alla stagione invernale e a quella estiva e raggiungerla non è certo la cosa più facile del mondo, eppure, nonostante ciò, la sfida è stata vinta seppur tra lo scetticismo iniziale di alcuni cittadini.
Attraversata dal fiume Ischl, la località dell’Alta Austria è famosa perché l’imperatore Francesco Giuseppe amava trascorrere qui l’estate. Fu qui che il 19 agosto 1853 si celebrò il fidanzamento con la Principessa "Sissi”. Dal balcone del palazzo che ospita il Museo del Comune, la coppia accolse l’ovazione della gente del posto. Ma al di là del di Francesco Giuseppe, da Bad Ischl sono passati tanti artisti famosi. Oggi come ieri, Lo testimoniano le statue sparse qua e là tra le vie, i vicoli e il parco cittadino. La candidatura “diffusa” di Bed Ischl, basata sul tema del sale, vero e proprio oro bianco, ha riunito un gruppo di 24 municipalità dell’aera e, come ha detto a margine dell’incontro la direttrice artistica del progetto Salzkammergut, Elisabeth Schweeger, è stato come mettere insieme l’Europa.
«È la prima volta che abbiamo una Capitale europea della Cultura in una regione alpina. È stato davvero difficile fare lavorare insieme così tanti Comuni. Riunirli è stata una sfida enorme. Abbiamo lavorato insieme: tutti allo stesso livello. È stato come disegnare un ritratto dell’Europa. I comuni prima erano molto isolati, lavoravano per conto proprio e guardavano cosa faceva il vicino. Ora attraverso la Capitale europea della Cultura abbiamo fornito loro la possibilità di comunicare e di realizzare che, insieme, siamo migliori: insieme possiamo fare meglio e affrontare i problemi del futuro, come a il cambiamento climatico e la fuga dei giovani».
Schweeger ha quindi spiegato che grazie al progetto legato alla Capitale le scuole di turismo hanno incrementato le iscrizioni del 50%. «Abbiamo creato una visione, questa è l’eredità che lasciamo». E il tema della condivisione è anche il filo rosso che unisce Gorizia e Nova Gorica che di fatto sono il passaggio successivo rispetto al network creato da Bad Ischl. Anche se numericamente più contenuta la rete di Go!2025 va oltre i confini di una singola nazione. Quello che nelle Gorizie oggi è diventato normale, visto da una prospettiva lontana quasi 400 chilometri, appare speciale, unico.
«Sono convinta che l'Europa sia una cosa grandiosa – ha aggiunto Schweeger -. Abbiamo possibilità che altri Paesi non hanno: abbiamo così tante culture diverse che impariamo gli uni dagli altri e impariamo ad accettarci e ad accettare. Sappiamo che la storia del confine tra l’Italia e la Slovenia non è stata semplice e che la separazione è stata complicata, ma oggi il confine non c'è più. Siamo tutti esseri umani è questo il carattere europeo delle Capitale».
«Quando lavoriamo insieme e apriamo lo spazio di riflessione – ha concluso Schweeger -, sia esso poetico o sia esso artistico, abbiamo la grande possibilità di unirci in modo civile. Sì crea una buona base di partenza per la democrazia. Gli altri non sono nemici, ci portano anzi qualcosa di fantastico. Così possiamo anche fare la differenza». E questa differenza è dimostrato dalle esperienze delle città che hanno portato aventi le loro iniziative sempre confrontandosi con gli altri soggetti coinvolti con scambi di esperienze continue prima, durante e dopo il titolo. E come ha detto la sindaca di Bed Ischl, Ines Schiller, «abbiamo tutti bisogno di cultura e di entusiasmo. La cosa più importante è stare tutti insieme in questa grande famiglia».
E c’è già chi, dopo aver scoperto lo spirito Ecoc del programma Salzkammergut, pensa già al 2025. È la signora Theresia. È entusiasta di questo anno vissuto da “protagonista”: «Sono contenta della Capitale europea della Cultura - dice -, grazie a questo progetto ho visto molte mostre e ho potuto partecipare a molti eventi e l’anno prossimo voglio venire a vedere cosa succederà a Gorizia con un’amica», dice prendendo un caffè alla Trinkhalle prima di partecipare da semplice ma entusiasta spettatrice alla cerimonia ufficiale del passaggio di consegne nel grazioso teatro della località austriaca, teatro che tra due anni compirà duecento anni.