Novembre è sempre un buon mese per il cinema in sala. Dal 14 sono arrivati due big del cinema americano. Uno è Ridley Scott, che dopo 24 anni ha dato a uno dei suoi film simbolo l’attesissimo seguito con Il gladiatore 2. Come ribadito dallo stesso regista, il Massimo Decimo Meridio di Russell Crowe è morto. Ma alcune immagini di lui aleggeranno nel nuovo film dalla memoria di alcuni personaggi. Un carismatico Paul Mescal con il suo Annone, ardito guerriero della Numibia che cerca vendetta ma viene deportato in Italia come schiavo gladiatore è il nuovo eroe. Le sue vicende sono similari a quelle di chi lo ha preceduto, ma parte dal basso per diventare un guerriero rivoluzionario. Nuove pedine interessanti dello scacchiere sono il generale Acacio di Pedro Pascal, sposato con l’Augusta Lucilla di Connie Nielsen (indimenticata sorella dell’imperatore Commodo di Joaquin Phoenix) e il mercante di schiavi Macrino, interpretato da Denzel Washington.
Guardare dopo un quarto di secolo la prosecuzione di questa storia ha un po’ della forzatura, ammettiamolo. Vederci coinvolti due gemelli imperatori scritti come marionette è un peccato, soprattutto per il giovane e promettente Joseph Quinn che interpreta Geta, quello più sveglio, seppur con poche e irrilevanti parole in bocca. Per il resto Scott ci presenta un grande show, un trio Pascal-Washington-Mescal con interessanti archi narrativi, e un revival di quel mondo iconico da Oscar non scevro delle musiche mitiche di Hans Zimmer, che riecheggiando nella nostra piccola eternità di 24 anni si sono espanse popolando spot e lezioni di yoga in ogni dove. L’immaginario collettivo in questo senso è spietato come un Colosseo in attività.
Ce l’hanno tutti con “l’ultimo film” di Clint Eastwood. È il suo nuovo film Giurato Numero 2, il suo 50esimo da regista, per la precisone. Il cineasta di San Francisco ci porta in un’America placida e medio-borghese di villette con giardino, al fianco di un giovane marito in attesa del primo bambino. Un vecchio episodio notturno, la macchia di una dipendenza risolta e la sua chiamata nella giuria di un processo per omicidio s’intrecciano tessendo un nodo complesso tra senso di colpa, giustizia come valore, protezione familiare, e salvifica omissione. Il legal drama apparentemente semplice nella sua struttura si muove su diversi piani morali, dei quali la moglie del protagonista sarà specchio imprescindibile. E Eastwood maneggia con maestria la complessità rendendoci le dinamiche del racconto evidenti e semplici. La magia dei grandi.
Si affida a Nicholas Hoult, Eastwood, un attore che da bambino prodigio ha mantenuto molte promesse artistiche. Questa è solo la più recente. Con lui J.K. Simmons e Kiefer Sutherland in piccoli ruoli chiave per il processo, e su tutti un nuovo affresco degli States attraverso la lente di un sistema giudiziario più democratico e partecipativo del nostro, ma anche con le sue parti molli ed elasticamente oscure.
Dal 21 novembre è tornato anche Gabriele Salvatores, con una sorridente affresco italoamericano di oltre due ore adatto a tutta la famiglia. Indomito sperimentatore di generi e linguaggi, stavolta acciuffa un soggetto di Federico Fellini e Tullio Pinelli rimasto per decenni tra polvere e mito. Nasce così Napoli New York, epopea di due bambini sopravvissuti agli ultimi bombardamenti sulla Napoli degli anni ‘40. Carmine e Celestina sono due poveri orfanelli capitati casualmente su una nave diretta a New York. Li interpretano gli attori giovani quanto fenomenali Dea Lanzaro (già vista anche nell’action Equalizer 3) e Antonio Guerra (presente anche in Mixed by Erri). I loro scugnizzi incroceranno a N.Y. le loro vicende con l’ufficiale di Marina severo ma un po’ guascone Pierfrancesco Favino.
Il povero è straniero ovunque, ma chi è ricco non è mai straniero. Si respira la consapevolezza della miseria che avevano Fellini e Pinelli, ma raccontata da Salvatores con le tecnologie effettistiche di oggi. Si plana come una favola sui cliché, e pure sugli stereotipi dei migranti italiani, ma ci si abbandona alla tenerezza dei personaggi, tra cui il direttore di giornale Antonio Catania, e ci si emoziona pure per tante citazioni cinefile, dal meta-cinema di Celestina in sala a guardare Paisà di De Sica, all’omaggio al C’era una volta in America di Leone, dove i ragazzi fuggivano dalle pistolettate mortali di Bugsy, mentre con il regista milanese i nostri piccoli eroi correranno per salvare una vita. E poi dalla ricerca della sorella di Celestina scaturirà uno sviluppo quasi distopico di lotta femminista. Insomma, Salvatores dopo Il ritorno di Casanova fa ancora centro.
In molti hanno amato Il ragazzo e l’airone del Maestro Hayao Miyazaki (ma anche tutta la sua filmografia). Di solito si costruiscono video backstage molto tecnici sui piccoli segreti di un set confezionati insieme ai blue-ray, e poi vengono pressoché dimenticati dai più. Invece il regista Kaku Arakawa ha fatto di questo materiale un altro film a compendio, un delizioso doc alla scoperta dello Studio Ghibli, e soprattutto negli affetti più vicini al Maestro giapponese. Hayao Miyazaki e l’Airone scandaglia quasi giorno per giorno il parallelismo tra il covid e la realizzazione del Miglior film di animazione agli Oscar 2024. Scoprirete a chi sono ispirati l’enigmatico Airone e il coraggioso protagonista Mahito. Le amicizie profonde del regista tra produzione e animazione, la voglia febbrile di disegnare creando nuovi mondi, e le affinità che Arakawa cattura tra il mondo reale di Miyazaki e i suoi film compongono questo mosaico che risplenderà in sala distribuito da Lucky Red. Da noi solo dal 25 al 27 novembre è un evento cinematografico per gli occhi e per il cuore.
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