La tavola non regala solo piaceri. Com’è noto, tra gli alimenti più rischiosi per la salute ci sono i funghi ma anche un’insalata – di quelle in busta, pronte all’uso –, una confezione di sfilacci di cavallo o una macedonia di mirtilli possono racchiudere insidie addirittura letali.
Qualche tempo fa un bambino della Bassa Padovana mentre si trovava con la classe in un orto didattico, evidentemente incuriosito dai segreti della natura, si è fatto trasportare e ha assaggiato un funghetto che spuntava da un campo.
Si trattava di un esemplare di conocybe, un funghetto – non commestibile – tipico dei prati dove cresce sfruttando l’umidità delle stagioni estive e noto per contenere sostanze allucinogene (psilocina e psilocybina). Il piccolo è stato portato subito in Pediatria all’ospedale di Schiavonia dove sono intervenuti i micologi del Dipartimento di Prevenzione per individuare la specie ingerita e orientare le terapie: per lui nessuno strascico.
Quattro, invece, i casi da avvelenamento da funghi registrati nel Padovano quest’anno, anche in questi casi, non ci sono state conseguenze gravi; l’ultima intossicazione da amanita falloide risale al 2022 con due persone intossicate al punto da aver sviluppato un’insufficienza epatica.
Proprio per evitare episodi potenzialmente letali, gli ispettori micologici dell’Usl offrono un servizio gratuito di analisi dei funghi raccolti: delle circa 130 perizie eseguite finora, il 55% dei 75 controlli a Camposampiero era commestibile con un 36% di funghi velenosi; dei 40 fatti al Maap il 28% era tossico e dei 12 eseguiti a Este il 3% era velenoso.
«I rischi non vengono solo dai funghi sconosciuti» chiarisce il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Usl 6 Luca Sbrogiò «ma anche da una gestione inadeguata di quelli noti: anche un fungo comune e diffuso nella nostra cultura alimentare come il chiodino, se mal cucinato può dare disturbi gastroenterici perché ha una tossina termolabile e pertanto va bollito bene e cambiata l’acqua».
Parte del lavoro del Dipartimento di Prevenzione padovano consiste nel vigilare sull’igiene degli alimenti e sui rischi quando gli standard vengono meno, lasciando spazio, ad esempio, a batteri come la listeria che proliferano in condizioni di scarsa conservazione dei cibi.
«Questo è un batterio che può proliferare negli alimenti di origine animali e nella cosiddetta quarta gamma, ovvero i cibi pronti all’uso» spiega Sbrogiò «nel Padovano nel 2023 abbiamo avuto 19 casi di infezione con 3 decessi. Quest’anno gli episodi registrati sono stati 9 con due decessi. Si tratta di soggetti fragili quali anziani e persone immunodepresse». Da qui la necessità di prestare sempre una grande attenzione allo stato di conservazione dei prodotti, lavando le insalate pronte all’uso.
Tra le infezioni trasmesse da batteri anche la salmonellosi – principalmente legata a una scarsa cottura dei cibi – con 74 casi visti nell’anno in corso, il botulino, con due episodi registrati nel 2023 e il norovirus, virus emergente nelle tossinfezioni con quattro casi nel 2024 che hanno provocato gastroenteriti. —