L’attaccante azzurro Pietro Pellegri ha rilasciata un intervista nell’edizione odierna de “La Repubblica”. Vi riportiamo una parte delle sue parole.
“In questi ultimi anni avevo giocato poco per problemi fisici e poi in Francia non mi ero trovato benissimo. Ho subìto due operazioni al Monaco: una per la pubalgia, una all’adduttore sinistro. Porto le cicatrici, ma non mi fanno male quanto l’etichetta di essere sempre infortunato. La verità è che da giovane non lavoravo bene, non sapevo gestirmi, ero in un momento di crescita. Da quasi due anni sto benissimo e si vede”.
Sull’esperienza al Milan
“Sinceramente, già allora non ero convintissimo. Volevo tornare in Italia, ma preferivo un’altra squadra. Al Milan ho comunque portato avanti il mio percorso di formazione: ero nello spogliatoio con Ibrahimovic e Giroud, ho imparato tanto su come allenarmi in modo professionale. Ho una cartella piena di insegnamenti e di esperienze. Tornassi indietro, però, non rifarei quella scelta”.
L’esordio in Serie A
“Non avevo neanche 16 anni, fu un premio per la scuola calcio del Genoa, dove ho iniziato a 8 anni. Quando arrivai allo stadio col pullman avevo le farfalle nello stomaco. Poi in campo si dimentica tutto. Le 48 ore successive ero euforico, ma le persone giuste accanto a me mi tenevano con i piedi per terra. Mio padre, mia madre. Perin e Palladino mi aiutarono. Ero nuovo in quel mondo: Raffaele mi diceva come comportarmi, mi dava dei consigli anche in campo. È stato fondamentale per me”.
A Empoli
“Sono in fiducia. Con D’Aversa ho un grande rapporto. Può sembrare un orso, un burbero, ma conoscendolo ha un cuore grande. Nessuno si aspettava questa partenza da parte nostra. La strada è lunga, ma i risultati che stanno arrivando sono di tutti. Il nostro è uno spogliatoio competitivo, sano”.
Gyokeres
“Esulto come lui perché mi fa impazzire come gioca, ma la storia è un’altra: Gyasi in settimana mi aveva mandato una sua foto mentre imitava Gyokeres. Mi ha fatto sorridere e ci siamo detti: il primo che segna, esulta così”.
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