Il 42enne Antonio Strangio, appartenente a una delle famiglie più note della ‘ndrangheta, è scomparso da una settimana da San Luca, il paesino sull’Aspromonte roccaforte della criminalità organizzata calabrese. Lo scrive il Corriere della sera, riportando una serie di circostanze che fanno pensare a un omicidio mafioso: il fuoristrada di Strangio è stato trovato nei giorni scorsi bruciato in un campo, e all’interno del veicolo c’era quella che sembrava la carcassa di un animale, una capra o una pecora. L’esito delle prime analisi, però, fa ritenere gli inquirenti che si tratti di frammenti di ossa umane distrutte dal fuoco: sui resti verrà eseguito l’esame del Dna. A San Luca, poi, sono comparsi dei cartelli simili a quelli che annunciano un lutto: “Le famiglie Strangio e Scalia (quella della moglie, ndr) ringraziano tutta la popolazione ma dispensano dalle visite“.
Antonio Strangio, padre di quattro figli, è una figura apparentemente di secondo piano del clan, con qualche precedente e una condanna già scontata per traffico di droga. È figlio di Giuseppe Strangio, uno degli ‘ndranghetisti che rapirono il giovane Cesare Casella, vittima di uno dei più lunghi sequestri di persona a scopo di estorsione mai avvenuti in Italia. Alla vigilia di Natale del 1989, Strangio senior venne ferito e arrestato dopo un conflitto a fuoco in Aspromonte dalle forze speciali dei Carabinieri, che stavano simulando il pagamento di una parte del riscatto. In seguito evase dal carcere di Lecce durante un permesso premio. L’uccisione del figlio potrebbe aprire una pericolosissima faida tra clan a San Luca e dintorni: ma non può neppure escludersi – riferisce il Corriere – che si tratti di una sparizione simulata, per questioni ancora non note agli inquirenti.
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