Da vecchio iscritto e candidato alle elezioni Europee del 2019 per il Movimento 5 Stelle, negli ultimi giorni ho ricevuto diverse email che mi invitavano a partecipare online, insieme ad altre 89mila persone, a quello che sembra un Congresso ma che, sfortunatamente, non lo è. L’Assemblea virtuale avviata giovedì è caratterizzata da un’infinità di “quesiti” a cui rispondere, troppo numerosi, confusi, alcuni segnalati in rosso come ‘cruciali’, richiedendo un quorum di almeno il 50% per rendere valido il voto.
Devo ammettere con estrema franchezza che tutto questo mi appare eccessivamente burocratico e complicato. Il formato extralarge dei temi e degli argomenti suscita fastidio e, oserei dire, un misto di disappunto e rifiuto. Personalmente, come semplice iscritto e non avendo cariche politiche, ritengo che le questioni fondamentali siano tre, specialmente alla luce delle recenti sconfitte elettorali che hanno visto il M5S crollare dal 32% a livello nazionale al 9,9% nelle ultime elezioni europee e addirittura sotto il 5% nelle ultime elezioni regionali in Emilia-Romagna e Umbria.
1) La prima questione riguarda l’identità politica del Movimento: è un schieramento di sinistra o no? Ritengo essenziale che il M5S si posizioni chiaramente a sinistra, mantenendo fede alle proprie radici. L’unico modo per contrastare la destra di governo è allearsi con il campo progressista, che include il Partito Democratico e Alleanza Verdi Sinistra, evitando di parlare di un “campo largo” che porta sfiga.
2) Il secondo punto riguarda il ruolo di Giuseppe Conte come leader. La sua figura sembra offuscata dalla strategia di posizionamento a sinistra del Movimento, considerando che il suo background politico personale non è di sinistra. Se il leader fosse Maurizio Landini, sarei senza dubbio più convinto nel supporto. Invece, ci troviamo a scegliere in un contesto in cui Conte, ex avvocato e professore universitario, cattolico, si è trovato quasi per caso a guidare due governi. Scelto proprio da Grillo, che oggi lo vuole far fuori.
3) La terza questione critica è il sostegno del M5S al governo tecnico di Mario Draghi, che si è rivelato un disastroso errore strategico (responsabile fu l’elevato). Quel governo di emergenza nazionale post-pandemica, supportato in Parlamento da una larghissima coalizione, ha finito per rafforzare Giorgia Meloni, l’unica all’opposizione, portando non solo alla fuga degli elettori storici del Movimento ma soprattutto alla vittoria elettorale di FdI e alla formazione del governo più di destra che l’Italia abbia mai avuto.
Infine – e aggiungo un quarto punto – il fondatore Beppe Grillo (con il visionario Gianroberto Casaleggio) oggi garante arrabbiato, pesa come un macigno sul Movimento. Grillo, stanco, imprevedibile, irrazionale se non depresso, ha persino minacciato di avere il diritto di “uccidere la sua creatura”, mettendo in scena una situazione grottesca, che politicamente non può essere presa sul serio.
In questo clima, non ho ancora deciso definitivamente il mio percorso, ma sono tentato dall’astensionismo. La mancanza dei voti necessari potrebbe impedire di raggiungere il quorum sui famosi quesiti cruciali in rosso, costringendo Conte a gettare la spugna. Cosa accadrà nel futuro del Movimento 5 Stelle? Non sembra promettente. E dove andranno i voti pentastellati? Probabilmente verso altre realtà della sinistra, come AVS di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, che tentano di mantenere un impegno serio verso politiche di sinistra autentiche. Gli altri sono trumpiani (come Conte) o leghisti mascherati.
L'articolo Costituente M5s, sono tentato di astenermi. Il futuro del partito non mi pare promettente proviene da Il Fatto Quotidiano.