È al settimo cielo Tathiana Garbin, la capitana dell’Italtennis femminile, dopo la vittoria delle “sue” ragazze nel campionato mondiale di tennis, la Billie Jean King Cup. A loro Tathiana ha voluto scrivere anche una lettera per ringraziarle della grande impresa.
Cosa rappresenta per lei questa vittoria?
«Un’emozione enorme e indescrivibile. Le ragazze sono riuscite a realizzare un sogno che coltivavamo da tanto tempo. Sono molto orgogliosa di queste ragazze che hanno scritto la storia del tennis italiano. È stata una finale importante in un momento molto importante. Con loro ho intrecciato un rapporto ancora più profondo».
Lei ha cominciato il suo cammino da capitano nel 2017 proprio contro la Slovacchia e sempre contro la Slovacchia ha conquistato la Billie Jean King Cup. Un cerchio che si chiude.
«Sì e proprio in quell’occasione avevano esordito in nazionale Jasmine Paolini e Martina Trevisan. È stato un richiamo al passato con la differenza che oggi posso schierare la quarta al mondo (Jasmine Paolini) insieme ad altre campionesse».
Ha voluto anche fare una dedica speciale per questa vittoria, giunta al termine di un anno molto difficile per lei.
«Sì, ho voluto dedicare questa vittoria alle ragazze in primis, ma una parte del merito va anche ai medici che mi hanno guarita. È una vittoria di tutti».
Qual è stata l’arma vincente di questo gruppo?
«La mentalità e il sorriso. Hanno sempre lavorato sodo ma sorridendo e apprezzando quello che stavano facendo. E è stata la visione comune a portare i risultati. E poi l’unione del gruppo ha fatto la differenza».
Il tennis italiano sta attraversando un periodo d’oro, con le ultime vittorie di Sinner e delle ragazze. Cosa ne pensa?
«Non è mai stato così forte insieme nel femminile e nel maschile. Questi poi sono campioni dentro e fuori il campo. Hanno dei valori umani che fanno la differenza e me l'hanno dimostrato, standomi sempre molto vicini».
Cosa è cambiato nel tennis rispetto a quando lei giocava?
«Allora c’era il maestro di tennis che faceva tutto, un tuttologo, ora invece ci sono molte figure specifiche. C’è il preparatore atletico, lo statistico, lo psicologo. Diciamo che sono cresciute sempre di più le competenze professionali».
In questi anni lei è sempre stata molto vicina alle sue atlete.
«Ho viaggiato molto con loro, ho cercato di conoscerle più approfonditamente. Non puoi vederle soltanto una settimana, devi seguirle il più possibile. Ho voluto costruire con loro un rapporto per potermi confrontare a 360 gradi. Siamo diventate una famiglia e abbiamo costruito un legame che va oltre il tennis».
Il prossimo obiettivo?
«La nazionale adesso si ferma. È il momento di assaporare la vittoria. Prima di Natale tornerò a casa a Mestre. Ormai non ci passo più tanto tempo»