I triestini hanno confermato oggi, giovedì 21 novembre, il loro profondo legame con la Madonna della salute, una festa impregnata di religiosità che coinvolge tutta la città fin dall’Ottocento, quando, come recita la tradizione, Trieste venne salvata dall’epidemia di colera in seguito alla processione dedicata alla Madonna dei Fiori.
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Così, come ogni anno, anche oggi in tanti hanno partecipato alle messe che dalle 6.30 della mattina scandiscono la giornata, accompagnate dal pellegrinaggio dei fedeli lungo la scalinata che conduce alla chiesa di Santa Maria Maggiore a Trieste, fino alla benedizione conclusiva della città dal sagrato.
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Cerimonia clou della mattina quella delle 11, celebrata dal vescovo Trevisi alle 11, cui è seguita, fra le altre, la messa delle 16 officiata dalla comunità slovena.
"Noi siamo qui perché abbiamo trovato l’interruttore e si è accesa una luce – le parole del Vescovo-.. Maria , la Madonna della salute, si è presa cura di noi e ha acceso una luce che ci ha portato ad essere qui. Non che abbiamo capito tutto, non che per noi non ci siano giornate in cui il buio ci fa paura. Ma abbiamo compreso che non siamo soli, non siamo abbandonati. La Madonna della salute è il segno che abbiamo qualcuno su cui confidare: e ciò significa che non siamo condannati a restare nel buio. Abbiamo trovato un interruttore, si è accesa una luce. Maria risplende nelle tenebre dell’egoismo, della paura, dei nostri dubbi riguardo al senso della vita. In questa storia piena di violenze inaudite… la Madonna della salute è la consapevolezza che noi siamo i destinatari della sua premura, della sua cura, della sua luce che rischiara”.
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Per l’occasione sono state predisposte circa 20 mila candele e 1.600 calendari recanti l’effige mariana, cui si aggiunge l’impegno di almeno 40 volontari e di una decina di frati francescani dell’Immacolata giunti in gran parte da Roma.
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Ecco l’omelia del Vescovo in forma integrale:
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