Mercoledì 20 la famiglia Kudin ha raggiunto Roma, dove si apre la camera ardente per Amar, il poliziotto che ha perso la vita a soli 32 anni. Il primo momento di omaggio pubblico all’agente scelto caduto in servizio, per un incidente ancora inspiegabile, lunedì alle 5, nella zona di Monte Mario.
Al reparto Volanti della Polizia nella capitale, in via Reni 24, dove sarà esposto il feretro di Amar, sono annunciati gli arrivi della massime autorità dello Stato, a cominciare dalla premier Giorgia Meloni: il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, il capo della Polizia, Vittorio Pisani, i vertici delle Fiamme Oro.
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Giovedì pomeriggio il feretro di Amar approderà a Treviso: e da venerdì, alle 8,30, sarà aperta una camera ardente alla casa funeraria Ivan Trevisin, lungo viale Felissent. Fino alle prime ore di sabato, quando ci sarà l’ultimo momento pubblico di lutto.
I funerali, alle 10, nel “suo” campo da rugby di Paese, il “Visentin”, con rito civile scelto dai mamma Vesna e sorella Tajma, con il compagno Marco Dal Zilio, insieme al Rugby Paese, la società dove il piccolo Amar a soli 8 annui aveva cominciato a giocare a rugby.
«Un rugbista non muore mai, al massimo passa la palla» recita il necrologio pubblicato mercoledì, che reca i loghi della Polizia di Stato, delle Fiamme Oro e del Rugby Paese, le altre famiglie di Amar.
I familiari non chiedono fiori, ma offerte da devolvere all’Advar onlus di Treviso. Poi Amar riposerà per sempre nel locale cimitero.
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La famiglia Kudin mercoledì ha ricevuto anche la visita del prefetto di Treviso, Angelo Sidoti, che ha reso omaggio personalmente alla madre e alla sorella del poliziotto, esprimendo «il cordoglio proprio e quello di tutta l’Amministrazione dell’Interno per la tragica scomparsa, avvenuta nell’adempimento del dovere».
Mamma Vesna e la sorella Tajma stavano aspettando il ritorno del figlio nella Marca: Amar aveva chiesto il trasferimento alla Questura di Treviso, per progettare anche il matrimonio con l’amata Anna Soldà, che vive a Canizzano, dopo cinque anni e mezzo di fidanzamento.
«Doveva tornare a dicembre per andare a convivere con Anna, invece non lo rivedrò più», continua a ripetere la madre, che lunedì mattina, quando ha ricevuto la terribile notizia dai colleghi trevigiani del figlio, ha accusato un malore ed è stata portata all’ospedale Ca’ Foncello.
«Era rimasto a Roma perché voleva imparare, mi diceva che voleva difendere le persone dai criminali. Era la colonna portante della famiglia perché il padre è morto in guerra, ora loro due sono insieme da qualche parte»
A sostenere mamma Vesna e Tajma, oltre alla grande famiglia del Rugby Paese, anche i familiari giunti dalla Bosnia. Kudin era nato a Makarska in Croazia, dove mamma e sorellina erano sfollatefuggendo da Mostar. E da lì, via Krk, erano approdate a Paese nel 1996.
E intano continuano le indagini, per accertare, più che la dinamica, le cause dell’incidente avvenuto alle prime ore di lunedì 18. L’assistente capopattuglia Amar Kudin era a bordo dai una Giulietta della Polizia di Stato, al volante c’era la collega Giada Gueli.
Stavano portando in commissariato un fermato, un georgiano di 52 anni, quando la’uto è entrata in collisione - violentissima – con un'Alfa Romeo Tonale guidata da Daniele Greco e con a bordo Carmine D'Agostino che si stavano recando in direzione opposta per sedare una rissa.
L'impatto è stato terribile le due auto sono finite catapultate contro un muro di cinta: Kudin ha perso la vita, gli altri tre agenti e il fermato sono rimasti gravemente feriti ma non in pericolo di vita. Per i due conducenti sono scattati i test di routine, e potrebbero essere indagati, le due vetture sono state sequestrate.
La Procura di Roma procede con un fascicolo aperto per omicidio e lesioni stradali, la stessa Polizia ha avviato un'indagine interna per fare chiarezza sull’incidente.