Sono 19 mila i lavoratori “sorvegliati” nel 2023 dalla Medicina del Lavoro dell’Azienda Ospedale Università per un totale di 10 mila visite. Tra malattie nuove, in aumento e di ritorno. Tra queste ultime, da registrare la ricomparsa della silicosi, riconducibile alle polveri inalate nell’industria dell’arredamento, ad esempio nella lavorazione del finto marmo.
Complessivamente, le malattie più frequenti sono quelle respiratorie – in particolare l’asma bronchiale allergico – e quelle muscolo scheletriche, anche se non mancano le patologie di “settore”, come la perdita della voce tra le maestre e le dermatiti tra le parrucchiere.
Ma è la silicosi a preoccupare in particolare per velocità con cui progredisce, laddove si credeva sconfitta.
Tre anni fa nel Padovano si è registrato un decesso dopo decenni, mentre ci sono due persone in attesa di trapianto di polmone. Una sessantina, invece, i lavoratori visitati. Qui c’è l’unico studio italiano di follow-up per questi pazienti.
«Credevo che la silicosi fosse sparita» commenta il professor Angelo Moretto, direttore dell’Uoc di Medicina del Lavoro che è riferimento per il Veneto orientale «gli ultimi pazienti li avevo visti a inizio anni ’80 e invece una quindicina d’anni fa è ricomparsa, legata all’uso delle pietre artificiali nei mobilifici, più economiche di quelle originali.
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Questo però ha creato un problema, anche perché si tratta soprattutto di piccole aziende, non sempre a conoscenza del problema. Queste pietre contengono silice libera e cristallina in concentrazioni molto più elevate di quelle che si trovavano scavando gallerie e abbiamo avuto persone che hanno sviluppato la malattia in 4-5 anni di esposizione e non dopo vent’anni: siamo quindi di fronte a un’evoluzione accelerata. Ora» prosegue «la Regione, con la nostra collaborazione, sta facendo un’indagine a tappeto per riuscire a identificare tutte le attività produttive che utilizzano questo materiale per intervenire sia dal punto di vista igienico, per vedere cioè se lavorano in maniera adeguata, ed eventualmente controllare i lavoratori perché una buona percentuale di quelli che vediamo ha già segni di silicosi. Non siamo solo di fronte a una malattia più difficile da diagnosticare, ma va ricostruita anche una competenza specifica tra radiologi, pneumologi e medici del lavoro».
La quotidianità come detto, è fatta però le malattie respiratorie, con un incremento del 20% dell’attività in un anno, a partire dall’asma bronchiale allergico «perché le sostanze che causano allergie sono tantissime» spiega «e per motivi tecnologici continuano a essere prodotte nuove sostanze, alcune delle quali incontrano soggetti particolarmente predisposti che possono sviluppare la patologia che dà problemi di idoneità lavorativa».
Le principali patologie seguite sono l’asma professionale, la cancerogenesi occupazionale e ambientale, l’invecchiamento biologico, la fisiopatologia delle broncopneumopatie croniche, le malattie cronico degenerative per l’interazione genom -ambiente, quelle da sovraccarico biomeccanico e la tossicologia degli idrocarburi policiclici aromatici: 300 i primi certificati di sospetta malattia professionale all’anno.
L’Unità operativa collabora inoltre con aziende sanitarie locali e industrie private per il monitoraggio ambientale e biologico: «Facciamo alcuni interventi molto puntuali, soprattutto quando c’è bisogno di una competenza superiore a fronte di problemi di difficili soluzione» chiarisce.
Dei 19 mila pazienti controllati nel 2023, 5.700 erano operatori sanitari «settore molto controllato che, tuttavia, risente dell’aumento dell’età soprattutto nel settore infermieristico, dell’organico ridotto, oltre che dello stress lavorativo e delle attività legate allo sforzo» spiega Moretto «anche se l’Azienda si è molto attrezzata con ausili che riducono di molto queste fatiche, ma ci sono oggettivamente situazioni che non sono tecnicamente risolvibili».
La Medicina del Lavoro, infine, è l’unico centro in Veneto dedicato alla diagnostica di tutti i tipi di allergopatie professionali, nonché l’unico centro del Nord che esegue test di provocazione bronchiale; infine, collabora anche con l’Agenzia Spaziale Italiana per lo studio di protocolli alimentari.