Sempre più drammatica la situazione in Procura, in Tribunale, negli Uffici giudiziari, in quelli del Giudice di pace e nel carcere di Belluno.
Tutta colpa della carenza di personale amministrativo che rischia di compromettere in maniera irreversibile la produttività e l’efficacia dell’attività giudiziaria. La denuncia arriva dalla Cisl Fp Belluno Treviso che, tramite Eugenio Marra – coordinatore nazionale Fp per l’area giudiziaria – ha chiesto al ministero della Giustizia la convocazione di un tavolo di confronto nazionale aperto alle rappresentanze territoriali datoriali e sindacali.
I numeri delle carenze sono impressionati. In Procura, sono presenti 14 amministrativi a fronte di 26 unità previste dalla pianta organica, per una copertura del 47%.
Il tribunale ha 23 lavoratori rispetto ai 45 previsti, con una percentuale di scopertura del 49%; il primo dicembre la struttura perderà un altro lavoratore per pensionamento. All’Unep (Ufficio notificazioni, esecuzioni e protesti) sono presenti solo 6 lavoratori rispetto ai 15 previsti. Mancano 5 funzionari su 7, 1 ufficiale giudiziario su 4 e 2 assistenti sui 4 previsti, con una scopertura del 60 %.
La situazione più grave si registra all’ufficio del Giudice di pace di Belluno: al momento i funzionari sono 2 (e nessun cancelliere, assistente e operatore) ma dal 1° dicembre rimarrà solo una funzionaria con una scopertura dell’80%. Nel carcere, infine, sono presenti 6 dipendenti su un organico di diritto previsto di 16 unità, con una carenza del personale pari al 63%.
«Sono necessarie misure straordinarie», afferma Mario De Boni, segretario generale Cisl Fp Belluno Treviso, «per sopperire alla necessità di personale degli uffici giudiziari: oltre al riconoscimento di una prelazione nell’assegnazione del personale neoassunto, ad esempio, l’apertura della mobilità, anche temporanea, da altre pubbliche amministrazioni, ma anche consentire ai lavoratori degli uffici con maggiori scoperture di percepire un salario accessorio più alto a ristoro dei maggiori carichi di lavoro determinati proprio dalla carenza di personale.
E ancora: una specifica indennità per chi lavora nelle sedi disagiate, come quella bellunese».
«L’amministrazione centrale», conclude, «non può limitarsi a dire sempre no di fronte a una criticità acuita dalla perifericità di questo territorio, dalla carenza di servizi e dalla difficoltà di trovare alloggi per i lavoratori».