«Interferenze» sui requisiti nei bandi di concorso, «nessuna donna dirigente» nell’organigramma del teatro, «gestione arrogante».
Sono le accuse mosse dalla Rsu della Fenice, in una lettera aperta al sovrintendente e direttore artistico del teatro Fortunato Ortombina.
È il nuovo atto dello scontro che non sembra trovare soluzioni dentro il teatro veneziano, che ha fatto saltare la prima dell’Otello di Verdi che era in programma per questa sera.
Ad accendere la miccia della Rsu sono le ultime dichiarazioni del sovrintendente: «È un momento molto brutto per la vita della Fenice, determinato dall’estrema leggerezza con cui Rsu, sindacati e con loro l’assemblea dei dipendenti hanno proclamato lo sciopero per tre “prime” consecutive del teatro».
«È venuta meno la fiducia reciproca», afferma la Rsu, «è vero, magari qualcuno ha fatto il “furbo”, ma con 350 persone è fisiologico e noi siamo i primi a voler “bacchettare” chi si comporta in modo scorretto, ma non tutti a priori. Vogliamo che le persone capiscano le ragioni di questo sciopero».
La lettera aperta si sofferma sui concorsi e pone l’attenzione sulle questioni di genere: «Sovrintendente, perché non spiega mai che nessuna donna è dirigente in questo teatro? Che le donne si trovano a dover giustificare quanto sia faticoso venire a “timbrare” durante l’ottavo mese solamente per attestare il loro stato di gravidanza?», si legge nella lettera.
E, guardando all’organigramma del teatro, la Rsu incalza: «C’è una sola donna che abbia un ruolo “alto”, il braccio destro del sovrintendente, mentre i ruoli più alti a livello dirigenziale e di caposettore sono tutti al maschile».
Altro punto su cui si preme è il welfare: «Gli stipendi medi del nostro teatro si aggirano intorno ai 1.500, 1.600 euro, il welfare è un’ottima cosa, ed è la prima a essere messa in discussione appena abbiamo alzato la voce».
Il sovrintendente Ortombina è chiaro: «Non intendo portare il livello della discussione a questi termini».
Perché il luogo deputato alla discussione è il tavolo di negoziazione, a cui si sono sedute le parti prima della rottura.
«È lì che si deve parlare, in modo costruttivo: ci vorrà più tempo, voleranno stracci, ma serve un risultato. Non ci possiamo permettere il lusso di non trovare una soluzione, né noi né loro: la nostra responsabilità non ce lo consente».
Il punto, sottolineato anche dal sovrintendente, è che discutere in questi termini non può portare a un dibattito.
«Auspico che il tavolo si ricomponga, siamo pronti ad andare avanti partendo dal verbale», continua, «rispetto alla lettera, non ho mai minacciato di togliere niente a nessuno».
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha commentato da Roma lo sciopero, limitandosi a dire che «Non è mai bello quando salta una prima ma. Può succedere, i lavoratori fanno le loro valutazioni».
Dura la Cgil: «Una direzione chiusa al dialogo, che ha attuato atteggiamenti vessatori nei confronti del personale e dall’altro un Sindaco che ha preferito insultare e dileggiare i lavoratori».
In allerta la Fistel Cisl: «In attesa del nuovo Sovrintendente, auspichiamo che i lavoratori non siano ancor di più penalizzati da scelte miopi», dice Mauro Vianello.
«Non c’era più niente da fare, mancavano i termini per una discussione. Fino a quando non subentrerà il nuovo sovrintendente, non vedo margini perché il tavolo si riapra. È una rottura netta». sottolinea Enrico De Giuli, segretario generale della Uilcom, che vede come spiraglio per riaprire il tavolo solo il cambio a timone.
Intanto, dal Comune l’assessore al Bilancio Michele Zuin rassicura: «Smentisco categoricamente che il comune abbia ridotto l’impegno sui contributi per la Fenice. È confermato l’importo di 2 milioni e 127 mila euro, comprensivo della quota di 300 mila euro per una più ampia programmazione».