IVREA. È la cerniera tra Canavese occidentale ed eporediese: sindacati e Confindustria sono consapevoli di quanto sia strategico il Ponte Preti per il mondo dell’impresa e del lavoro. Il territorio non può perdere il treno del finanziamento da 19, 5 milioni del Decreto ponti, tolto dal governo dopo che Città metropolitana non ha presentato alcun progetto. «Quanto sta accadendo sul fronte del rifacimento del Ponte Preti – spiega Paolo Conta, presidente di Confindustria – è solo un’ultima e non indifferente questione che affligge da tempo la mobilità del Canavese, sia interna sia verso le aree esterne. L’interminabile questione delle limitazioni al traffico pesante sulla bretella Ivrea-Santhià, la chiusura della ferrovia del Frejus, la chiusura intermittente del tunnel del Monte Bianco stanno creando grandi difficoltà alle imprese del nostro territorio che vedono costi di trasporto incrementati e tempi di approvvigionamento più lunghi. In un contesto dove la competitività è un fattore determinante per la vita delle imprese non è più possibile accettare vincoli come questi. Il rifacimento del Ponte Preti deve fare parte di una strategia di mobilità che permetta all’economia canavesana di comunicare in modo sicuro e veloce. Chiediamo al Ministero dei Trasporti e Anas che si facciano parte attiva dialogando con Città Metropolitana per superare le difficoltà burocratiche che rischiano di vanificare gli sforzi fatti per avviare il progetto».
Già, perché le responsabilità sono ineludibili per tutti, anche per Città metropolitana che manifestava insieme ai sindaci. «Non possiamo certo dire che siamo di fronte a un’emergenza – spiega Luca Cortese, segretario della Uil Ivrea e Canavese –, perché ricordo benissimo che nel 2019 andammo con Agenzia per lo sviluppo del Canavese in Città metropolitana e ci rassicurarono sul fatto che in casa c’erano tutte le competenze per fare un progetto. Ora posso capire il passaggio ad Anas, l’aumento dei costi, ma possibile che dopo cinque anni non siamo stati in grado di presentare un progetto esecutivo? Anche perché ricordo bene che un progetto nel cassetto c’era già, era solo da aggiornare. La verità è che abbiamo perso un treno enorme. Il governo ha tolto i soldi? Male, molto male. Ma io comincerei a fare un po’di autocritica sul perché in Città metropolitana si privilegino sempre i progetti della prima cintura di Torino. Il Canavese nella sua versione ristretta presenta oltre un centinaio di Comuni. Come faccio a far pressione, se non facciamo le fusioni? ».
Giovanni Ambrosio, responsabile della Cgil Ivrea, era su quel ponte durante la manifestazione dei sindaci. «Ogni giorno – spiega – transitano lì utenti del servizio pubblico di trasporto, migliaia di ragazzi che vanno a scuola ed è anche un’arteria di collegamento per effettuare visite sanitarie, per il mondo del lavoro. Senza questa infrastruttura ci sarebbe un territorio tagliato a metà. Ne va anche di competitività imprese e quindi anche dell’occupazione. Ora, al di là di quello che dice il ministro che vuole fare opere come il ponte sullo stretto, pensiamo che le nostre infrastrutture che devono trovare soluzione: qui abbiamo un pezzo della 460 che non è finito, la bretella autostradale lo stesso. Ora al di là della responsabilità dobbiamo pensare a quello che è equo e giusto. Per questo chiediamo regole certe, finanziamenti certi, tempi certi per la realizzazione, che le opere vengano fatte in sicurezza e non prevedano il ricorso ad appalti e subappalti all’infinito».