«Una Fondazione dedicata a Giulia, che possa far cultura e trasmettere valori fondamentali come l’amore verso il prossimo e il rispetto della vita e degli altri». Con queste parole, Gino Cecchettin ha esordito all’incontro sul tema della violenza di genere, proposto martedì 19 novembre mattina al Teatro Farinelli e promosso dall’Arma dei carabinieri, dedicato agli studenti delle scuole superiori di Este.
Il Comando provinciale, con il colonnello Michele Cucuglielli, l’amministrazione comunale, la commissione pari opportunità, la Procura di Rovigo e il Centro veneto progetti donna, ha incontrato gli studenti delle classi 4ª e 5ª degli istituti superiori “Ferrari”, “Euganeo”, “Atestino” e “Manfredini”.
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I ragazzi, con grande partecipazione, hanno posto una serie di domande a Cecchettin, che ha illustrato anche le finalità della Fondazione dedicata alla figlia, presentata lunedì alla Camera dei Deputati. «Conoscete tutti la mia storia», racconta Cecchettin. «Avevo due scelte: decidere di comportarmi come una persona iraconda e vendicativa, oppure incanalare tutte le mie energie in qualcosa di positivo. Ho preso ispirazione da mia figlia Giulia, una persona che non tollerava le ingiustizie, ma al contempo si adoperava per migliorare il mondo attorno a sé».
Sulla base di questa ispirazione, Cecchettin spiega di aver voluto fare qualcosa che potesse dare valore alla società: «Ciascuno deve essere libero di vivere la vita in pienezza e cercheremo di proporre un’offerta didattica per portare questi valori nelle scuole. Vorremmo far capire alle persone che ci ascolteranno che abbiamo sempre una scelta: quella di agire positivamente e lavorare proattivamente per la società. Tutti questi valori vorremmo inserirli in una proposta formativa, assieme ovviamente a tematiche sociali importanti, come la violenza di genere. E poi lavoreremo con associazioni e altre fondazioni. Perché non è con le individualità che si risolvono i problemi».
Tra le altre proposte della Fondazione quella di erogare delle borse di studio per le studentesse che affronteranno discipline Stem, cioè scientifiche: «Sono quelle dove il coinvolgimento femminile è minore e questo implica anche di avere la certezza di un lavoro in cui si rimargini il gap salariale, che è fortemente presente» continua Cecchettin.
«La nostra società è permeata da stereotipi ad agire secondo un modello a trazione maschile e questo si ripercuote nella vita di tutti i giorni, nel linguaggio, negli atteggiamenti. Non è solo la violenza fisica che bisogna riconoscere e contrastare, ma anche queste micro violenze».
Tra le numerose domande degli studenti, spicca quella di un giovane: «Sarebbe bello inserire nelle scuole un decalogo di comportamenti che le ragazze possano riconoscere come prevaricanti e non corretti, e che i ragazzi possano vedere come sbagliati. Lo scopo sarebbe quello di allertare e non confondere il possesso con l’amore. La Fondazione potrebbe pensare di far arrivare questo decalogo in tutte le classi?».
Cecchettin sottolinea che si tratta di uno degli obiettivi: «Vorremmo portare un’ora di insegnamento all’affettività, un momento di discussione su queste tematiche. Potreste iniziare voi. Prendetevi il tempo, magari in ricreazione o dopo scuola, per parlare. Non deve essere uno scontro tra maschi e femmine, ma un lavoro di concerto. Da questo tipo di confronto, costruttivo ed educato, possono emergere tanti spunti di riflessione», ha concluso Cecchettin.