Italia Viva di Renzi, Azione di Calenda e +Europa di Magi e Bonino: tre partiti, zero eletti ai consigli regionali di Emilia-Romagna e Umbria. “Squadra perdente, non si cambia”, verrebbe da dire, stravolgendo il motto sportivo e rivedendo che l’esito è praticamente in fotocopia del disastro rimediato alle elezioni europee dai tre partiti. C’è chi ha il coraggio di dirlo a chiare lettere, il giorno dopo le elezioni, l’assessore uscente alla cultura dell’Emilia Romagna, Mauro Felicori, di area Italia Viva, che non è stato ricandidato.
“In Emilia-Romagna – osserva Felicori – abbiamo appena ripetuto lo stesso schema, perdente: Azione non ha voluto Italia Viva; Repubblicani, + Europa e socialisti hanno accettato questo veto, allargando la strada per la disfatta, Italia Viva non si è scomposta più di tanto e si è rifugiata, quasi nascosta, nella lista di De Pascale (ma un partito che non si presenta alle elezioni, per cos’altro esiste?). Risultato: nessun riformista eletto e la sensazione che ormai quasi tutti abbiamo rinunciato all’obiettivo di creare una forza liberal-democratica capace di unità ma anche di dialettica competitiva con il Pd. Tutti, all’opposto, a svolgere un ruolo ancillare. Che un errore siffatto sia compiuto da dirigenti regionali di breve esperienza politica può capitare, ma che sia avvallata da figure con alta considerazione di sé come Renzi e Calenda, assenti anche nell’incanalare le naturali ambizioni personali nell’alveo dell’interesse comune, stupisce, e non poco”.
“In Liguria, Umbria e Emilia Romagna qualcuno ha cercato di chiudere in conti e buttarci fuori dalla colazione e di dimostrare che eravamo irrilevanti. In Liguria senza Iv abbiamo perso, in Emilia Romagna e Umbria abbiamo vinto. E’ matematica. E’ un dato di fatto che segna la sconfitta politica di chi diceva: ‘non aprite a Italia viva'”; così il leader di Italia viva, Matteo Renzi, nella sala Nassiriya del Senato commentando i risultati delle elezioni regionali. Anche gli “zero” eletti sono matematica, ma per l’ex premier pare solo un dettaglio.
Una vera e propria disfatta che relega in posizione ancillare non solo Renzi e Calenda, ma gli stessi nipotini del partito radicale, guidati da Riccardo Magi, con Emma Bonino sempre più defilata per oggettive ragioni anagrafiche e di salute. Lo stesso Magi ha preferito non commentare il tracollo elettorale, trincerandosi dietro esternazioni contro il ministro Valditara. Ancora più surreale la posizione di Carlo Calenda che, anziché fare pubblica ammenda, ha rilanciato sul problema dell’astensionismo, proponendo un election day annuale. Per lui un indubbio vantaggio: andrebbe a commentare una sola batosta elettorale l’anno.
L'articolo Il day after di Renzi, Calenda e +Europa: tre partiti, zero eletti in Emilia-Romagna e Umbria sembra essere il primo su Secolo d'Italia.