La discussione finale è durata circa due ore e mezza, giovedì pomeriggio, davanti al Collegio presieduto dal giudice Marcello Coppari, a latere i giudici Caterina Caputo e Lucia Vidoz, che ha infine rinviato l’udienza al prossimo 12 dicembre per le repliche.
Si tratta del procedimento in relazione all’ipotesi di accusa di violenza sessuale aggravata a carico di un uomo che avrebbe abusato della figlia, all’epoca minorenne. Sono due le contestazioni, la prima riferita a episodi collocati tra il 2012 ed il 2014, l’età della bambina dagli 8 ai 10 anni, la seconda inerente un solo episodio, collocato nel 2018, la ragazzina quindi aveva 14 anni.
La vicenda si sarebbe verificata nel Monfalconese. Le parti, dunque, giovedì hanno formulato le richieste. Il pubblico ministero Giulia Villani ha chiesto la condanna a 8 anni per il primo capo di accusa e l’assoluzione per il secondo.
La parte civile, ovvero la parte offesa che di anni oggi ne ha 20, attraverso l’avvocato Federico Cechet, nel rimettersi al Tribunale per la condanna penale, ha sostenuto la responsabilità in ordine ad entrambe le contestazioni, richiedendo la condanna a fini risarcitori, immediatamente esecutiva, del pagamento di 500 mila euro, o diversa somma ritenuta dal Collegio giudicante, oppure almeno una provvisionale di 250 mila euro, rimettendo il giudizio al giudice civile.
Le difese, invece, rappresentate dagli avvocati Francesca Negro e Maurizio Rizzatto, hanno richiesto l’assoluzione per entrambi i capi di accusa, nel primo caso perché il fatto non sussiste, nel secondo per non aver commesso il fatto.
Una vicenda articolata e molto delicata, contrassegnata all’epoca dal divorzio dei genitori, fino all’accoglimento della ragazzina in una comunità per minori, dove vi rimase per un paio di anni. Quanto è emerso in aula, nell’ambito del processo a porte chiuse, è in particolare la “narrazione” dei fatti ricondotta alla ragazza, in termini di attendibilità o meno delle dichiarazioni raccolte, dalle quali ne sono discese le richieste opposte delle parti.
Il pm Villani, nel corso della requisitoria, rispetto agli episodi contestati tra il 2012 ed il 2014 ha ritenuto attendibile la ricostruzione della minore, anche supportata da riscontri “esterni”, compresa la consulenza medica secondo la quale sarebbero stati ravvisati “segni legati a possibili violenze sessuali in età precoce”. Riscontri invece non suffragati in ordine all’unico episodio risalente al 2018, rispetto al quale il pm ha richiesto l’assoluzione anche circa l’”inattendibilità” delle dichiarazioni della presunta vittima.
Ma per l’avvocato Cechet l’attendibilità della ragazzina è da ritenersi piena e costante per tutti gli episodi contestati, rilevando sostanzialmente che se discrasie sono emerse sarebbero piuttosto attribuibili all’ampio arco temporale considerato nel susseguirsi dei fatti e da ripercussioni traumatiche sotto il profilo psicologico. Di avviso quindi opposto le difese che hanno insistito proprio sull’”inattendibilità” dei racconti riportati dalla ragazzina, «in contrasto con le risultanze istruttorie».—
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