Il titolare di un dicastero-chiave nella squadra di governo arrestato e poi destituito dal premier, nel giro di poche ore. È accaduto venerdì 15 novembre in Croazia, Paese rimasto a bocca aperta, scandalizzato e sconcertato, dalle notizie di un’operazione anti-corruzione che ha visto finire in manette nientemeno che Vili Beroš, potente ministro della Salute nel governo Plenković, in carica dal 2020, nell’ambito di una più ampia indagine che coinvolge anche altre sette persone, tra cui alcuni alti papaveri del sistema sanitario croato. Operazione che è stata materialmente condotta dall’Ufficio della polizia contro corruzione e crimine organizzato (Pnuskok), che ha sguinzagliato agenti a perquisire svariate abitazioni, tra cui quella di Beroš e ha fatto scattare le manette ai polsi al neurochirurgo e ministro in quota Hdz.
Le indagini sono state lanciate dal braccio croato della Procura europea, l’Eppo, che a stretto giro di posta ha svelato i contorni del caso – grave – che coinvolgerebbe anche «il ministro della Salute» Beroš, oltre «ai direttori di due ospedali di Zagabria» e a «due aziende» e altre persone, tutti sospettati di aver accettato e offerto mazzette, ma anche di «abuso di potere e riciclaggio», si legge in una nota dell’Eppo. Indagini che riguardano, ha aggiunto la Procura europea, un «gruppo criminale» che tra il 2022 e il 2024 avrebbe «assicurato indebiti guadagni» a due aziende nell’ambito della vendita di «strumenti robotici medici a diversi ospedali in Croazia» a prezzi «aumentati» artificiosamente per far crescere i profitti illeciti dei membri del presunto “clan”. Non è finita: c’è anche il concreto sospetto che Beroš e i due funzionari ospedalieri abbiano ricevuto bustarelle affinché sostenessero le aziende messe nel mirino dall’Eppo in appalti finanziati dal “Recovery plan” per la Croazia.
Tutte falsità, ha fatto sapere tuttavia l’avvocata di Beroš, Laura Valkovic, che ha informato che il ministro ha «negato ogni responsabilità penale», mentre la Procura nazionale di Zagabria ha suggerito, tra molte polemiche, che l’Eppo avrebbe agito in autonomia senza informare la magistratura croata. In ogni caso, la notizia dell’arresto ha fatto andare su tutte le furie il premier Andrej Plenković, di cui Beroš è stato per anni uno dei più fedeli e vicini collaboratori. Plenković che ha subito annunciato di aver destituito il suo ministro e si è detto «tradito personalmente» da Beroš. E «disgustato dall’idea che qualcuno, nel sistema sanitario, usi la propria posizione per arricchimento personale o per favorire qualcuno». E «anche se sicuramente per noi, come governo, non è un momento piacevole, sosteniamo pienamente le indagini», ha assicurato il primo ministro conservatore.
Che dopo il “licenziamento” di Beroš ha nominato come facente funzione Irena Hrstić, fino alla nomina di un sostituto. Nel frattempo, le opposizioni attaccano. Ivana Kekin (Most) ha sostenuto che Beroš avrebbe causato «immensi danni» al sistema sanitario, mentre Mirela Ahmetović (Sdp) ha stigmatizzato che «fondi pubblici siano stati spostati sul privato» e ricordato che «per anni abbiamo denunciato la mancanza di trasparenza e gli appalti manipolati». Beroš è «il becchino del sistema sanitario» in Croazia, ha rincarato, mentre il partito starebbe già lavorando per chiedere la sfiducia al governo.