Una tragedia che spezza il cuore e lascia spazio solo a interrogativi. Una bambina di un anno e mezzo, figlia di una coppia residente nel senese, ha perso la vita dopo due ricoveri all’ospedale Le Scotte di Siena e un disperato trasferimento all’ospedale del cuore di Massa Carrara. Una vicenda che scuote le coscienze e solleva dubbi sul corso degli eventi, ora al vaglio della magistratura.
Tutto ha inizio il 5 novembre, quando la piccola viene portata al pronto soccorso del policlinico senese. I genitori, ignari di ciò che stava accadendo, raccontano ai medici di un malore improvviso. La bambina viene trattenuta per dieci ore di accertamenti e poi dimessa. Ma il sollievo è breve: poche ore dopo il rientro a casa, un nuovo peggioramento costringe la coppia a tornare di nuovo al pronto soccorso.
È durante questa seconda visita che i medici individuano l’origine del malore: una pila piatta, di quelle usate in giocattoli o piccoli dispositivi elettronici, ingerita dalla bambina. Un oggetto innocuo allo sguardo ma pericoloso in realtà, nel tempo infatti è capace di rilasciare sostanze chimiche che provocano danni devastanti. Non a caso, viene disposto il trasferimento urgente all’ospedale cuore di Massa, ma la situazione precipita: la piccola muore non appena giunta nella struttura, prima che si potesse tentare un intervento chirurgico.
La procura di Massa Carrara ha aperto un fascicolo per omicidio colposo contro ignoti, affidando l’indagine ai carabinieri. Le cartelle cliniche dei due ospedali sono già state sequestrate, e un consulente sarà nominato per fare luce sull’orribile accaduto. L’autopsia, prevista per lunedì, potrebbe fornire però risposte decisive. «Sono stati seguiti tutti i protocolli previsti in questi casi», ma non c’è stato nulla da fare, «probabilmente a causa delle sostanze rilasciate dalla pila che hanno avuto poi un effetto lesivo sull’aorta», si legge in una nota a firma congiunta dell’Aou Senese per il policlinico Le Scotte e di Monasterio, a cui fa capo l’ospedale del cuore di Massa.
I genitori, assistiti dall’avvocato Vincenzo Bonomei del foro di Montepulciano, sono distrutti dal dolore ma determinati a capire. «Sono disperati e piegati dal dolore per una perdita così grave, ma c’è da parte loro la ferma volontà di capire perché è morta la figlia. Di cercare la verità», ha dichiarato il legale a La Nazione. L’interrogativo più pressante riguarda la gestione del primo ricovero: si poteva fare di più? Perché l’oggetto ingerito non è stato individuato subito? È questo il nodo da sciogliere per accertare eventuali responsabilità sul caso.
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