È stata approvata all’unanimità la proposta di legge (Pdl) 30 “Istituzione di una Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna” nella V Commissione (Affari istituzionali) del Consiglio regionale. Si tratta di una norma scritta a molte mani: quelle di tutte le nove donne elette al Consiglio regionale, che hanno collaborato tra loro, al di là degli steccati partitici e pure da vicino con le commissarie dell’attuale Commissione regionale per le pari opportunità tra uomo e donna (Crpo) in un percorso di lavoro serrato che ha preso il via nel giugno scorso e si è concluso ieri.
Su due emendamenti presentati in Commissione le opposizioni si sono astenute, riservandosi di approfondire a livello tecnico la modifica proposta dalla maggioranza. Dopo questo primo sì in Commissione, la Pdl approderà in Consiglio giovedì 21 novembre per l’approvazione definitiva. Si profila un nuovo sì all’unanimità anche in assemblea in una data simbolica.
Come ha rimarcato in aula la prima firmataria, Lucia Buna (Lega), infatti, «novembre è il mese dedicato all’eliminazione della violenza contro le donne, e il 25 sarà la giornata dedicata a ricordare eventi tragici che si verificano purtroppo in modo costante». Di fatto la norma mira a rafforzare il ruolo della Crpo nel tutelare i diritti delle donne, dandole anche un ruolo di indirizzo, e amplificarne i collegamenti con le associazioni del territorio e con l’istituzione stessa del Consiglio regionale (tutti i membri saranno di nomina dell’assemblea).
La Pdl 30 riforma la norma che attualmente regola l’istituzione della Crpo: la legge regionale 21 del 1990. Una norma che andava adeguata alle vigenti normative europee e alla realtà della società moderna. Rappresenta un lavoro di concertazione bipartisan che è un unicum nella storia quantomeno della vigente legislatura, e dell’intera storia dell’assemblea legislativa regionale se si considera anche il fatto che è un prodotto normativo integralmente femminile.
Come detto, hanno partecipato alla stesura tutte le consigliere dell’assemblea legislativa del Fvg: Buna, Manuela Celotti (Pd), Serena Pellegrino (Avs), Rosaria Capozzi (M5s), Laura Fasiolo (Pd), Simona Liguori (Patto), Giulia Massolino (Patto) e Maddalena Spagnolo (Lega), che in una nota rivendicano che il lavoro svolto «ci fa onore e ci rende orgogliose».
Sono in effetti riuscite a trovare un’intesa su un tema che, a livello nazionale, non di rado rappresenta terreno di scontro politico. Basti pensare al recente scambio al vetriolo tra la premier Giorgia Meloni («Non dico capatrena ma sono fiera che l’occupazione femminile sia ai livelli più alti di sempre») e le senatrici del Pd che parlano di «propaganda» e accusano: «In manovra c’è molto poco per le lavoratrici».
La storia tutta al femminile della pdl, però, parte da alcuni emendamenti presentati da un gruppo di uomini ad aprile scorso: i capigruppo di maggioranza che avevano colto «svariate sollecitazioni», come ha ricordato Antonio Calligaris (Lega), sulla necessità di riforma della Crpo e li avevano presentati per alterare la legge Multisettoriale. A questo aveva fatto seguito una levata di scudi da parte delle donne dell’opposizione, che ha portato ieri allo stralcio degli emendamenti stessi, congelati da aprile fino ad oggi.
Tra i punti più importanti introdotti nella norma c’è l’attribuzione alla Crpo della «vigilanza sul rispetto della disciplina in materia di parità di genere e pari opportunità nelle nomine di competenza della Regione in enti ed istituti pubblici anche economici», la promozione di «progetti di azioni positive, tese ad espandere e facilitare l’accesso al lavoro, i percorsi di carriera e a incrementare le opportunità di qualificazione e formazione professionale delle donne», e potrà disporre di un budget «per sostenere progetti e iniziative», viene sottolineato nella nota delle elette in Consiglio.
Inoltre, la Crpo invierà annualmente una relazione sulla condizione della donna in Fvg, da discutere entro i successivi 90 giorni in Consiglio regionale e auspicabilmente capace di innescare azioni legislative. Viene infine disciplinata in modo preciso la composizione della Commissione, con 14 commissarie ad affiancare il consigliere regionale di parità.
Rimane in sospeso il giudizio dell’opposizione su un intervento dell’ultimo minuto della maggioranza che toglie di fatto il diritto di voto alla consigliera regionale di Parità. I correttivi presentati in extremis dalla maggioranza hanno portato a una lunga sospensione dei lavori in aula per ritrovare convergenze. —
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