Controllando sul cellulare le immagini dell’impianto anti allarme dell’abitazione dei genitori, hanno visto il padre che afferrava per il collo la madre. Non ci hanno pensato un attimo e i due figli della coppia - adulti e che abitano fuori casa - hanno subito avvertito i carabinieri. All’arrivo dei militari, la signora ha cercato di minimizzare, dicendo che non era accaduto niente di grave, che si trattava solo di una discussione.
Ma i due figli e i carabinieri sono andati a fondo e - sempre attraverso le immagini raccolte dalle telecamere dell’impianto di videosorveglianza della casa - sono riusciti a trovare la prova del fatto che non fosse la prima volta che l’uomo si arrabbiava al punto di afferrare per il collo la moglie.
«Tutte le famiglie felici si somigliamo, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo», scriveva Lev Tolstoj nel celebre incipit di Anna Karenina. Anche quando si tratta di maltrattamenti in famiglia. Gli insulti, le aggressioni sono sempre uguali, ma le narrazioni, le “scuse” che talvolta le stesse vittime trovano - spesso con la volontà di salvaguardare i figli - trasformano ogni indagine per maltrattamento in una storia a sé.
In Tribunale di Venezia non passa giorno che vicende di maltrattamenti in famiglia, botte, violenze, stalking non siano presenti: il “Codice Rosso” impone tempi di reazioni molto veloci.
In questo caso che vede accusato di maltrattamenti un 63enne del Miranese, tutto sarebbe iniziano nel 2023, quando nella mente dell’uomo si fa strada un’ossessiva gelosia che si trasforma in insulti e violenza. Questa volta sono intervenuti i figli, preoccupati per la vita della madre.
L’uomo è stato allontanato da casa, con l’ordine di indossare il braccialetto elettronico per non avvicinarsi alla moglie. Giovedì 14 novembre, l’interrogatorio di garanzia davanti alla giudice per le indagini preliminari Claudia Ardita.