Lo sciopero era atteso e la partecipazione non ha tradito le aspettative, con un’adesione «del 100 per cento» secondo l’Unione sindacale di base, pari a una decina di persone. I lavoratori della mensa Caritas giovedì hanno incrociato le braccia per cinque ore contro l’affidamento del servizio alla Sodexo, una multinazionale specializzata nella ristorazione collettiva. Le strutture della Fondazione hanno comunque garantito la distribuzione dei pasti, selezionando cibi che non necessitano di cottura e preparazione.
L’iniziativa, come detto, era attesa da settimane e rappresenta uno strappo importante, considerato che le attività della mensa rientrano nei servizi pubblici essenziali. L’Usb aveva proclamato lo stato di agitazione a fine ottobre, lasciando aperta la possibilità di inasprire ulteriormente la sua opposizione. Che si è materializzata ieri, con un comunicato a motivarne la decisione: l’Unione sindacale di base intravede dietro l’affidamento ai privati un «nuovo disegno», all’interno del quale «chi non è d’accordo sui modelli incentrati sul profitto e sui bassi costi verrà sistematicamente escluso».
Alla contestazione nel merito se ne associa un’altra di «democrazia sindacale», come spiega Massimiliano Generutti per il coordinamento lavoro privato Usb: «Abbiamo fatto richiesta formale a Sodexo e Caritas per confrontarci su questa operazione, ma non abbiamo ricevuto risposta». Poi l’attacco ai sindacati confederali: «Cgil, Cisl e Uil stanno portando avanti una trattativa segreta, perché non si sanno date e contenuti della cessione né le condizioni di passaggio delle maestranze».
Il motivo dell’esclusione è da ricercare nel fatto che l’Unione sindacale di base non è firmataria del contratto nazionale. «Però tutti i lavoratori della mensa sono iscritti con noi», aggiunge Generutti. «Gli altri sindacati stanno trattando per persone che non rappresentano».
Quest’ultimo aspetto è stato, a detta stessa di Generutti, «la goccia che ha fatto traboccare il vaso», portando allo sciopero. «Siamo stati avvertiti soltanto alle 21 del giorno prima», risponde dal canto suo padre Giovanni La Manna, che da un anno dirige la Caritas. In giornata le parole della Fondazione si fanno ancora più dure, denunciando «la presenza di informazioni distorte e tendenziose che falsificano la realtà e i fatti» nel comunicato diramato da parte di Usb.
Due sono i punti su cui si sofferma padre La Manna nella sua risposta. «Lo sciopero mi spiazza. Io mi attengo ai fatti. La Fondazione ha bisogno di crescere, anche in termini di qualità dei servizi». E, in questo senso, «la Sodexo è un’azienda specializzata da anni nella preparazione dei cibi, peraltro già attiva in più realtà della Diocesi». Il secondo punto toccato da padre La Manna riguarda la tutela dei lavoratori e garantisce quindi che «tutto il personale sarà assorbito».
La Diocesi, riferendosi alla scelta di affidare a un soggetto esterno la gestione della mensa, aveva parlato di «una riorganizzazione dei servizi», scaturita anche a fronte delle crescenti difficoltà finanziarie della Caritas. Il vescovo Enrico Trevisi si è augurato che con la riorganizzazione «i dipendenti siano maggiormente tutelati». Allo stesso tempo, ha anche auspicato che attraverso i privati sia possibile «raddrizzare la gestione». —
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