I giudici della Corte d’Appello hanno confermato la condanna per tentato omicidio e per tentata rapina a 5 anni di reclusione nei confronti del minorenne che il 22 marzo 2021 colpì con 23 coltellate Marta Novello, all’epoca studentessa universitaria (oggi insegnante, ndr), mentre faceva jogging lungo via Marignana nella frazione moglianese di Marocco.
L’intricata vicenda processuale doveva arrivare alla sentenza definitiva ad inizio dicembre del 2023, ma con un colpo di scena i giudici della Corte di Cassazione annullarono la prima sentenza della Corte d’Appello di Venezia, rinviando il caso ad un’altra sezione del tribunale di secondo grado, chiedendo che si approfondissero le condizioni psichiche del giovane al momento dei fatti e, in base alla nuova perizia, che si rideterminasse la pena.
Di fatto, sostanzialmente, i 5 anni di condanna sono stati confermati riducendo così di un anno e otto mesi la condanna di primo grado inflitta al ragazzo (difeso dall’avvocato Matteo Scussat) in primo grado. L’aggressore è stato giudicato in contumacia dopo che, per un incredibile errore burocratico, era uscito un paio d’anni fa dal carcere minorile di Napoli per raggiungere la madre a Londra.
Il tribunale di Venezia il 19 luglio del 2022, in vista dell’imminente scarcerazione del sedicenne, accogliendo il ricorso del pubblico ministero, aveva emesso un decreto di affido temporaneo incaricando i servizi sociali dell’Ulss 2 di Treviso di individuare una struttura protetta, in un luogo lontano da quello in cui era maturato il “delitto”, dove accoglierlo. È qui che la macchina dello Stato s’inceppò.
In primis il giovane è potuto tornare libero perché questo decreto non era stato notificato in tempo alla madre, elemento che ne vanificò la validità. Ma a spiegare la mancata consegna della comunicazione contribuì un particolare errore “materiale”. Nell’atto (che ha valore amministrativo e non più penale) si scrisse: «Assegna al pubblico ministero, il termine del 20/09 per la notifica». Con tutta evidenza quel 20 settembre avrebbe dovuto essere il 20 luglio. Il ragazzo tornò libero per un banale errore di stesura (pare scritta a mano).
Marta Novello era presente giovedì in aula, a fianco del suo legale di parte civile, l’avvocato Alberto Barbaro: «Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza - spiega l’avvocato del foro di Venezia - e di vedere se la difesa dell’imputato abbia intenzione di impugnarla in Corte di Cassazione. Ad oggi la famiglia del ragazzo che 3 anni e 8 mesi fa aggredì Marta non ha avanzato nessuna offerta di risarcimento, nonostante la famiglia Novello abbia sostenuto spese per visite specialistiche e altro. Stiamo valutando un’azione civile».