Conquistare l’Arsenale non è stato difficile: poca guardia agli ingressi, pochi tesori dentro. Ma il valore dell’operazione messa a segno dal gruppo Mosole nelle ultime settimane più che nel contenuto, è nel contenitore: un’area di 60 mila metri quadrati, 17 mila metri di superficie commerciale utile e un parcheggio da 1700 posti auto che oggi non parlano più francese ma italiano, anzi trevigiano.
Da qual poco che trapela l’accordo tra il gruppo Mosole e la proprietà francese – la società il C-Quadrat Asset Management France – è stato imbastito a metà estate in via preliminare, da lì i dovuti perfezionamenti di una operazione immobiliare significativa e onerosa, ovviamente top secret per costi, che vede il secondo avvicendamento nella titolarità dell’immobile commerciale negli ultimi tre anni.
È del 2021 infatti il passaggio di chiavi tra il Gruppo Basso, che era riuscito a edificare ed aprire la struttura dopo anni di battaglie legali nel 2018 , e il fondo francese che ne ha tenuto le redini fino a poche settimane fa, quando l’accordo è stato di fatto concluso.
In zona Roncade le voci di un possibile passaggio di consegne si sono rincorse a lungo, e ben prima dell’estate. A stimolarle anche lo stato di fatto di quello che doveva essere il principale centro commerciale a est del capoluogo, lungo una direttrice di traffico importante come la Treviso mare, desertificatosi negli anni man mano che gli inquilini chiudevano o optavano per il trasferimento.
Le ragioni? Di certo la difficoltà di creare un vero e proprio polo di attrazione come si immaginava dovesse essere l’Arsenale quando venne progettato e immaginato nel 2008. Pensato come grande Outlet, non riuscì a diventarlo, battuto sul campo dalle sentenze e sul tempo dall’apertura del Noventa Outlet Village.
Di qui la nascita del centro commerciale, che non ha riscosso lo stesso successo.
Ora la sfida di Mosole sarà proprio questa: cosa fare e come farlo. Ad oggi all’interno della struttura permangono un pugno di inquilini, nel vero senso della parola. Del grande ferro di cavallo progettato da Norman Foster l’80% è chiuso. Le luci sono accese solo nella metà di una delle ali ed accolgono Aldi, Arca Planet, Nkd e Tedi.
E almeno uno di questi è dato in prossima uscita. Gli spazi vuoti? Tutti da ristrutturare per nuove esigenze, o ripensare in toto. E qui si apre non dei vari scenari che riguardano il futuro dello stabile: la riconversione.
Nato come polo commerciale potrebbe urbanisticamente prendere una nuova strada? È una delle ipotesi sul piatto, magari non in tutta l’estensione ma in parte di essa. Spazio ce n’è a bizzeffe e l’idea era stata ventilata già in passato, con l’amministrazione di Pieranna Zottarelli. C’è chi sussurra il termine “logistica”, che negli ultimi anni sembra l’unica ricetta taumaturgica capace di riempire i vuoti o edificare il verde vedasi il vicino progetto Amazon.
Contatti in Comune non è chiaro se ci siano già stati. Di certo però ci sono stati con alcuni degli inquilini rimasti a presidio dell’Arsenale cui il gruppo Mosole si è presentato come nuova proprietà.