A sentirli, ufficialmente, i leghisti veneti rispondono attenendosi perfettamente ai limiti fissati dall’“ordine di scuderia”. «L’aumento dell’Irap? Meglio evitarlo. Ma se proprio non si può farne a meno, allora va bene».
A microfoni spenti, però, la musica cambia. Cambia riguardo al merito e cambia riguardo al metodo. Perché la decisione di aumentare l’Irap, presa dal partito che da sempre si fregia di essere portavoce dei titolari delle partite Iva, è odiosa. E anche il metodo non è piaciuto. «I consiglieri di Forza Italia l’hanno saputo prima di noi» borbotta un colonnello leghista.
Il riferimento è al ritocco del ritocco (rigorosamente all’insù) dell’aliquota Irap. Il bilancio regionale langue e l’aumento dell’imposta per le aziende è il famoso coniglio, estratto dal cilindro a ridosso di Ferragosto, dall’assessore al Bilancio Francesco Calzavara.
Allora si parlava di un bottino da 50 milioni di euro, per far fronte al “buco” da coprire. Ma adesso, con la nuova richiesta del governo – 22 milioni di euro come contributo di finanza pubblica per il 2025 – la quota sale a 78-80 milioni. Soldi ricavabili passando da un ulteriore aumento dell’addizionale Irap, ancor prima dell’entrata in vigore, dal prossimo gennaio, dei nuovi criteri.
I primi a essere stati informati – polemizzano i leghisti – sarebbero stati i consiglieri di Forza Italia, la settimana scorsa a colloquio con Calzavara, per convincerlo a perseguire una strada alternativa all’aumento della tassa. Niente da fare: di tutta risposta, si sono sentiti dire che non solo l’aumento è necessario, ma che quello ipotizzato in un primo momento non è nemmeno più sufficiente.
«L’assessore ci ha spiegato il contenuto della manovra in maniera più tecnica. Ma è chiaro che avremo bisogno di un ulteriore approfondimento, prima di esporci a nostra volta. Soprattutto, vogliamo capire se l’aumento dell’Irap è l’unica strada percorribile per garantire la quadratura del cerchio» fa sapere Elisa Venturini, capogruppo in Consiglio regionale di Forza Italia, il partito italiano per antonomasia al fianco degli imprenditori.
Ed è ancora più dirompente il commento di Flavio Tosi, coordinatore del partito: «Dicono che non ci sono alternative all’aumento dell’Irap, non è così» dice, «Si potrebbero ridurre le spese degli assessorati, sull’esempio del governo Meloni che su input del ministro Giorgetti ha tagliato risorse ai ministeri. Così si potrebbero risparmiare molti milioni. E poi ci sono decine e decine di milioni di sprechi su un aspetto della gestione sanitaria, materia su cui la Regione deve e può intervenire. È Zaia stesso che, presentando il suo ultimo libro, conferma che le Regioni hanno già autonomia sulla sanità per oltre il 90% delle competenze. I gettonisti costano circa 100 euro all’ora, più del doppio del personale sanitario interno. Qui si pone sia un tema di iniquità nei confronti del personale interno alle strutture, che di spreco di risorse».
E, infatti, sono in pochi a scommettere sul voto positivo degli Azzurri al maxi emendamento di giunta, che l’esecutivo presenterà in Consiglio nel pieno della discussione della manovra, a dicembre, inserendo al suo interno anche l’aggiustamento dell’aliquota Irap.
Potrebbe aprirsi una nuova guerra nel centrodestra. Anche perché nemmeno i Fratelli d’Italia hanno sciolto le riserve circa il voto. «Prima di decidere, vogliamo avere tutte le delucidazioni e fare tutti i ragionamenti del caso» dice il capogruppo Lucas Pavanetto, «Abbiamo incontrato l’assessore Calzavara mesi fa. Lui è sempre molto disponibile e quindi gli chiederemo una nuova riunione. Facciamo parte di una maggioranza, è vero; ma, come ha detto Luca De Carlo, non siamo nemmeno sudditi».
E i leghisti? Chiaramente Zaia difende l’iniziativa della Regione e rivendica la nomea di Veneto “tax free”: «Non introducendo l’Irpef, in 15 anni abbiamo fatto risparmiare ai veneti 20 miliardi di euro» dice, «Riguardo all’Irap, dobbiamo capire quale sarà l’impatto della manovra nazionale sugli enti locali».
«È sempre la solita storia – punge allora Vanessa Camani, capogruppo del Pd – Zaia dimentica di dire che, i veneti, stanno pagando eccome, in termini di taglio ai servizi e alle prestazioni pubbliche. Mentre l’Irpef si potrebbe introdurre per i cittadini con i redditi più alti». E riguardo all’Irap: «La tassa più odiosa, tant’è che si era persino discusso della sua abolizione. È ora di finirla di parlare di un Veneto “tax free”, perché non è così».