CHIVASSO. La pm Giulia Nicodemi ha chiuso le indagini sul caso di stalking che coinvolge Clara Marta, ex candidata sindaca a Chivasso e consigliera metropolitana.
Il 35enne Sudais Konate, difeso dall’avvocato Filippo Amoroso, è attualmente in carcere a Ivrea, dopo violato per due volte, secondo l’accusa mossa dalla procura, il divieto di avvicinamento (con braccialetto elettronico) che gli ordinava di tenersi a distanza di 800 metri da Marta.
Il provvedimento scaturiva da uno stalking iniziato, secondo la procura, a giugno 2023. Dopo aver conosciuto Marta nel 2017 perché partecipava a un progetto d’integrazione promosso dalla donna, allora assessora al Comune di San Raffaele Cimena, dopo averle inviato numerosi messaggi e email in cui chiedeva di vederla, rimasti senza risposta, si era recato sia in Comune che in Città metropolitana per cercarla. Non solo, secondo la magistrata e le denunce di Marta, si sarebbe recato anche a casa sua, generando timore in tutta la sua famiglia e inducendola a cambiare le strade percorse solitamente. Tutti episodi che avevano convinto Marta a presentare denuncia attraverso il suo avvocato Andrea Quinto Bertano, attivando così le misure previste dal codice rosso.
Il 6 febbraio, poi, fermato dopo essersi recato presso l’abitazione della donna, era stato trovato in possesso di un coltello serramanico con lama lunga 8 centimetri. L’avvocato dell’uomo, Filippo Amoroso, ricorda «che siamo ancora alla conclusione delle indagini preliminari e l’accusa pertanto può cambiare quando si deciderà di formulare l’imputazione. Tuttavia, al momento, non c’è alcun nesso tra il ritrovamento del coltello e gli episodi di stalking, sono contestati in due capi separati».
Marta quando Konate aveva violato la misura cautelare del divieto di avvicinamento aveva scritto una lettera accorata ai giornali. «Mi chiamo Clara Marta - aveva detto -, e oggi mi rivolgo a voi con il cuore afflitto, segnato da un dolore che non avrei mai immaginato di dover affrontare. Sono una donna, una madre, e una moglie che ha visto la sua vita trasformarsi in un incubo, un incubo fatto di paura, angoscia e solitudine. Questo incubo è iniziato un anno fa e da allora non ha più lasciato la mia esistenza. Vorrei condividere la mia storia, perché nessuno dovrebbe mai affrontare un’oscurità così profonda in solitudine».
La procuratrice di Ivrea, Gabriella Viglione, aveva ince sottolineato che «tutte le volte che c’è stata una segnalazione è seguito un aggravamento di misura cautelare, dopo aver eseguito le opportune verifiche». Ora bisognerà attendere le fasi processuali. Konate, nel frattempo, resta in carcere a Ivrea.