AVIANO. È il giorno dello sciopero generale ad Aviano. A proclamarlo Fisascat Cisl e Uiltucs-Uil, con i coordinatori Davide Fregona e Angelo Zaccaria. A supportare la protesta sono arrivati anche una cinquantina di lavoratori da Vicenza. Solidarietà a distanza anche dai lavoratori delle altre basi Usa in Italia: Sigonella, Napoli e Livorno
Lo sciopero è stato indetto contro i 44 esuberi dei lavoratori italiani nella base di Aviano, annunciati dall’Aafes, Army air force exchange service.
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Con fischietti, musica e bandiere i centinaia di manifestanti, secondo una prima stima sono oltre 250, sono davanti al cancello sud, Gate 9. Una cinquantina di persone sono arrivate in autobus da Vicenza.
Alle 11.30 sono attesi il comizio e gli interventi delle autorità. Sul posto per la gestione del traffico, che non ha avuto al momento alcuno stop, i carabinieri, la polizia di Stato e la polizia locale di Roveredo in Piano.
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Sono tante le persone che hanno deciso di lasciare la loro testimonianza, chi perché direttamente coinvolto e chi, come i lavoratori arrivati da tutta Italia, per solidarietà.
Ci sono anche mamma Michelle e sua figlia Francesca, entrambe lavoratrici alla Base di Aviano, entrambe coinvolte nella decisione di tagliare i posti di lavoro: «Mi preoccupa il futuro dei giovani, io ormai ho 58 anni. Ma se non si pensa al lavoro per i più giovani, non è bello», racconta Michelle che guarda proprio a sua figlia Francesca. Quest’ultima teme anche l’andamento del mercato: «Quello che facciamo in Base non si fa fuori e quindi è anche difficile raccontare cose si fa». La cosa peggiore è il non sapere, vivere una situazione al buio: «Non sappiamo cosa succederà, mette ansia tirare avanti senza sapere chi sono le persone coinvolte».
Le fa eco un’altra lavoratrice che pensa proprio ai giovani: «Ci sono famiglie che devono pagare un mutuo o l’affitto. È vero che se sei un ragazzo trovi facilmente lavoro ma dovrebbe esserci una lista meritocratica e non che guarda solo all’età anagrafica»
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C’è chi in Base lavora da pochi anni e chi da oltre venti. La loro voce si unisce alla protesta perchè gli esuberi riguardano tutti. La lista dei nomi, infatti, verrà resa nota solo a metà novembre mentre il licenziamento effettivo dovrebbe avvenire nel marzo del 2025. «Ci chiedono di lavorare come se nulla fosse, come se non avessimo mai fatto tutto quello che c’era da fare per questa azienda. Noi, e le nostre famiglie intanto, perdiamo la serenità», dice una lavoratrice che ha trascorso qui gli ultimi 25 anni. «Questo è quello che fa veramente male. Noi ci siamo sempre stati per questa azienda, nei periodi più difficili come il Covid, e adesso l’azienda ci toglie la certezza del lavoro».
Il sentimento comune è proprio lo sconforto e lo smarrimento di chi non ha certezze: «Potrei essere io oggi o potrebbe succedere la stessa cosa tra qualche anno. La cosa che troviamo assurda è che non ci spiegano cosa è successo, dove ci sono le perdite, dove non si guadagna. Manca proprio il dialogo», dice un’altra lavoratrice, impiegata ad Aviano da 24 anni.
A tracciare un po’ la rotta sono le “perdite” che la Base ha dovuto sostenere negli ultimi anni con le missioni militari in Ucraina. C’è chi infatti guarda alla partenza di migliaia di militari per la guerra come primo indice di crisi: «Senza 6-8 mila americani che fanno la spesa o che sostengono l’economia della Base, era quasi inevitabile pensare a un taglio. Ma dal ridimensionamento al licenziamento in tronco ce ne passa. Anche perché ci sono regole e modalità diverse per agire».
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A offrire il loro sostegno sono arrivate anche una cinquantina di persone da Vicenza, dove lo scorso anno si è verificata una situazione simile.
"Chiediamo che, come accaduto a Vicenza, anche ad Aviano si possa arrivare a una soluzione negoziale", ha spiegato Roberto Frizzo, segretario provinciale della Uiltucs locale. "Siamo venuti qui perché lo scorso hanno i lavoratori di Aviano ci sono stati quando eravamo noi a essere nella stessa situazione", ha aggiunto Frizzo.
Ha voluto offrire la sua solidarietà anche Alfredo Penzo, 78 anni, un pensionato della base di Vicenza: "Spremono le persone come limoni e poi le lasciano a casa".
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Non può mancare ovviamente il supporto delle sigle sindacali che continuano a sostenere che dietro i licenziamenti della Base non ci siano reali motivazioni. Davide Fregola della Fisascat Cisl ne è sicuro: "Riteniamo insostenibile la ragione che ha spinto l'area commerciale a prendere questa iniziativa". Lo ha detto nella mattinata di lunedì 4 novembre, durante la manifestazione indetta dai sindacati per contestare contro gli annunciati 44 esuberi della base militare d Aviano.
Fregola ha anche annunciato che ci saranno anche proteste, "dal momento che non è stato possibile dopo due mesi di trattative arrivare a un accordo". Aafes ha annunciato anche la chiusura del Four season in via Pedemonte (14 dipendenti) in centro ad Aviano: sarà accorpato al negozio presente in aeroporto: "La notizia è arrivata all'improvviso, ci hanno dato un foglio per firmare le dimissioni volontarie ed è finita lì" ha detto uno dei lavoratori coinvolti.
[[(Video) I sindacati "Nessuna motivazione reale dietro i licenziamenti della base di Aviano"]]
I servizi commerciali della base hanno calendarizzato i primi 40 esuberi a marzo 2025, a settembre quelli dei 4 professionisti dell’ufficio paghe e contabilità. I nominativi degli interessati saranno comunicati però a metà novembre. Altre 29 posizioni dell’Aafes sono «sotto osservazione».
Si parliamo di oltre un terzo della forza lavoro dell’attività, che conta 151 lavoratori, più 10 posti vacanti. Complessivamente alla base sono impiegati 768 dipendenti civili. Aafes ha annunciato la chiusura del Four season in via Pedemonte (14 dipendenti) in centro ad Aviano: sarà accorpato al negozio presente in aeroporto. I conti, per i sindacalisti, non tornano.
Come si arriva ai 44 esuberi? «Parliamo di 44 famiglie, molte delle quali monoreddito, per la maggior parte donne, buttate in mezzo alla strada, con mutui da pagare, figli da mandare a scuola. La riduzione del personale è stata motivata con questioni economiche: l’attività è in perdita del 350%. «La contropartita delle servitù militari – hanno osservato i sindacalisti –è rappresentata da indotto e occupazione, se mancano quelle, restano solo disguidi». Fisascat e Uiltucs hanno chiesto di vedere i numeri, per stilare un piano di rilancio, ma gli sono stati negati.
I sindacalisti hanno segnalato che sono stati proposti incentivi all’esodo dai 3 mila agli 8 mila dollari a tutti i 151 dipendenti, anche con modalità irrituali. «Hanno telefonato a una dipendente mentre si trovava in sala travaglio».
Fisascat Cisl e Uiltucs Uil hanno trovato nel generale Tad D. Clark, comandante del 31st Fighter Wing, un interlocutore attento: «Ha ordinato il blocco delle assunzioni, per consentire il riassorbimento degli esuberi, ma qualcuno lo ha scavalcato, facendole riaprire». Aafes invece ha «innalzato un muro». Per ciò i sindacati hanno «alzato il tiro».