Sacrifici non per tutti, ma solo per la categorie privilegiate. Detto fatto: dopo le banche, arriva il turno dei manager, a cui la manovra imporrà un tetto a stipendi che in genere sono molto generosi. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha le idee chiare: in molti, non solo i manager delle imprese private che rischiano penalizzazioni sulle stock options, dovranno rinunciare a incassare quanto non in linea con i guadagni delle massime cariche dello Stato. “La stretta – fa sapere oggi il Corriere – alla spesa riguarderà tutta la galassia della pubblica amministrazione, che comprende imprese, autorità, istituti di ricerca, enti pubblici. E per la prima volta, tutte le migliaia di società, enti, fondazioni e associazioni che ricevono contributi dallo Stato. Agli amministratori e ai dirigenti della pubblica amministrazione, e a tutti i soggetti giuridici che ricevono fondi pubblici, si applicherà il nuovo tetto alla retribuzione, onnicomprensivo, precisa il Tesoro, di 160 mila euro lordi annui, mentre le società dovranno tagliare spese di rappresentanza e di pubblicità”.
In manovra tagli e tetti agli stipendi dei manager
Si parla di un tetto, per i manager pubblici, molto al di sotto dell’attuale, poco più di 240 mila euro, a cui fanno eccezione le società quotate, quelle che emettono strumenti finanziari quotati (come Fs, Anas, Cdp), la Stretto di Messina spa, enti, società, onlus, cooperative sociali, fondazioni, associazioni e imprese che ricevono sovvenzioni pubbliche, di «carattere non generale» e non a fronte di servizi prestati, sono già obbligati per legge a pubblicare annualmente nei bilanci, o sui propri siti internet, l’elenco dei contributi ricevuti dallo Stato. Per Giorgetti, se gli enti pubblici vorranno continuare a beneficiare dei fondi dello Stato dovranno adeguarsi ai circa 80 mila euro netti l’anno di stipendio ai propri vertici, 6.700 al mese, che equivale allo stipendio di un premier, mentre il tetto attuale per i manager pubblici di 240 mila euro è invece equiparato all’indennità del presidente della Repubblica: 160 mila euro lordi annui, dunque, un tetto calcolato sulla base dello stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione, con una percentuale di riduzione applicata.
Confindustria loda il taglio del cuneo fiscale
Sulla Manovra, “stiamo dialogando, abbiamo incontrato Giorgetti e portato le nostre istanze, abbiamo chiesto la strutturalità del cuneo fiscale, perché vuol dire dare capacità di spesa a chi lavora nelle nostre aziende, e su questo siamo contenti”, ha intanto detto il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, intervenendo all’assemblea di Assolombarda, a Milano. L’altro tema che abbiamo chiesto – ha proseguito Orsini – è la proposta fatta sul mondo della casa: serve la casa a un costo sostenibile per i ragazzi che lavorano all’interno delle nostre imprese e quindi in parte sembra che ci sia la sperimentazione. C’è questa necessità di dare una locazione per poter essere sia come welfare e anche come vicinanza a un tessuto ma anche per essere attrattivi e far venire persone che arrivano dall’estero”.