La terzietà invocata con piglio accigliato da Giuseppe Santalucia, presidente dell’Anm, che ha contestato l’entrata in campo del ministro Nordio, non è proprio il forte di Silvia Albano. Sessantatrè anni, è la giudice della sezione immigrazione del tribunale di Roma che ha firmato con fierezza il provvedimento che ha bloccato per il momento l’applicazione del protocollo Italia-Albania. Toga d’assalto, non brilla per imparzialità se è vero che da leader di Magistratura democratica, la corrente di sinistra dell’Associazione nazionale magistrati, non ha mai nascosto la sua avversione per il governo Meloni, soprattutto sul delicato dossier immigrazione. Ma anche sull’utero in affitto, con una crociata degna di una militante doc. Da due anni non c’è provvedimento dell’esecutivo che non abbia scatenato le vibrate proteste del sindacato dei giudici con dichiarazioni ufficiali, appelli, minacce di petizioni e simposi ad hoc.
Non tenera neppure contro il governo extralarge di Super Mario, troppo di destra. Basta andare indietro di qualche anno: il 1° ottobre 2021 Md organizza a Reggio Calabria un convegno dedicato alle violazioni dei diritti umani fondamentali dei migranti dal titolo “Un mare di vergogna”. Sul palco tra i relatori c’è anche Silvia Albano, insieme a militanti di Amnesty International e Medici senza frontiere. Il 22 ottobre 2022, giorno dell’insediamento del nuovo governo, Md aderisce alla manifestazione “della società civile” per la revoca del memorandum con la Libia. Il successivo 7 novembre Md a guida Albano prende di mira i decreti “anti-Ong”. Poi c’è la tragedia di Cutro e qui c’è da sguazzarci. Il 26 febbraio 2023 Md ribadisce “Nessuna politica potrà fermare i flussi migratori. Magistratura democratica non intende rimanere in silenzio”. Il successivo 11 marzo le toghe attaccano la riforma della protezione speciale. Il 16 aprile aderiscono alla manifestazione “Invertire la rotta” per protestare contro la conversione in legge del “decreto Cutro”. E la “nostra eroina” è sempre in prima linea, anche in anni non sospetti.
Già nel luglio 2021 pubblicava come immagine temporanea del profilo un logo floreale con la scritta “Stop accordi con l’Albania”. Prima ancora il 9 maggio 2020 partecipava alla raccolta fondi per il compleanno di Giulietta per sostenere le navi delle ong. Ma il meglio viene il 30 settembre 2023 con un lungo post per celebrare le “decisioni molto importanti prese dal Tribunale di Catania”, cioè la non convalida del trattenimento di un cittadino tunisino nel centro di Pozzallo, in spregio al decreto ministeriale. Non si contano le iniziative della Albano a sostegno del Pd e della sinistra radicale, che preparano il terreno per la pugna con Palazzo Chigi sui migranti. “In questo difficile contesto si inserisce il lavoro del giudice. Chiamato a garantire la tutela dei diritti fondamentali dei migranti, ad applicare le norme primarie ei princìpi, inderogabili delle Carte, delle Convenzioni, del diritto dell’Unione, e delle Costituzioni”, scrivono. Ed è l’antipasto di quanto è accaduto pochi giorni fa con il gravissimo dietrofront sull’Albania.
Ma agli occhi della militante Silvia non è meno odioso il “decreto sicurezza”, da combattere come un nemico sul campo. Il 17 settembre Md diffonde una nota che attacca Palazzo Chigi colpevole di esprimere una visione “fortemente orientata al versante dell’autorità». Il decreto – scrivono le toghe rosse- è “espressione di una logica penale principalmente repressiva e muscolare”. Anche sulla gestazione per altri, come il mainstream definisce la pratica dell’utero in affitto, la giudice è una strenua paladina della narrazione di Schlein e compagni. In una lunga audizione alla Camera datata 26 aprile 2023, come riporta il Giornale, si erge a difesa della commercializzazione del corpo femminile. “Negare l’utero in affitto – dice – si configura come un’offesa alla dignità della donna”.
L'articolo Albano: toga rossa di sfondamento. Una lunga storia di militanza a sinistra, dai migranti all’utero in affitto sembra essere il primo su Secolo d'Italia.