Il tempo necessario per indossare e per togliere la tuta da lavoro fa parte a tutti gli effetti dell’orario di lavoro e come tale va riconosciuto. Così anche il tempo di attesa, sostanzialmente il periodo di inattività fra un’operazione e un’altra durante il quale si resta a disposizione dell’azienda.
In forza di questi principi, il tribunale di Padova, con sentenza del 9 ottobre, ha riconosciuto le ragioni del ricorso di una lavoratrice che, assistita dall’avvocata Maria Barbara Gasparini e affiancata nella vertenza da Adl Cobas, ha chiesto il riconoscimento di questi tempi non retribuiti alla sua azienda, l’Alsco, lavanderia industriale con sede in via Vigonovese, zona Camin a Padova. L’azienda dovrà versare alla lavoratrice 2.500 euro lordi all’anno, dal 2005 al 2019 e poi altri 480 euro lordi al mese dal 2019 a oggi. In totale sono circa 37 mila euro lordi.
Fra tempo tuta e tempi di attesa, il giudice ha riconosciuto che l’azienda dovrà “rimborsare” alla lavoratrice trenta minuti al giorno di straordinario, dal 2005 al dicembre del 2019. Il 16 dicembre di quell’anno, infatti, l’azienda ha stipulato un accordo con i sindacati confederali che introduceva uno scambio fra il tempo tuta e pause di quindici minuti. Questo accordo però non copre i tempi di attesa, che l’azienda deve dunque continuare a riconoscere anche per il periodo successivo al dicembre 2019. Si tratta di dieci minuti al giorno, anche questi di lavoro straordinario, che sommati fanno circa 40 euro lordi al mese.
«È una vittoria importantissima a livello legale», commentano da Adl Cobas di Padova, «perché il giudice ha riconosciuto che tutto il tempo che una lavoratrice o un lavoratore mettono a disposizione del datore di lavoro - compreso quello necessario alla vestizione di una tuta, che peraltro è obbligatoria - deve essere considerato tempo di lavoro». A questo punto c’è un precedente che dovrebbe spingere altri lavoratori a chiedere il riconoscimento di questo tempo. «Tutti potranno avviare una causa per vedere riconosciuto questo diritto», aggiungono da Adl Cobas. «Invitiamo i lavoratori a chiamarci allo 049 8824273 se hanno questa intenzione o se vogliono confrontarsi con la lavoratrice che ha fatto ricorso e vinto la causa». —