Appena apertasi la voragine di via Cadorna, il pensiero di tutti è corso alla grapa, quella complessa rete di canali che anticamente servivano da “raccoglitori” delle acque reflue, provenienti dal colle del Castello di Gorizia per, poi, esser convogliate nel torrente Corno. Ma, a sentire gli esperti, la responsabilità del cedimento non sarebbe legata a quella presenza antica.
Interessante l’approfondimento tecnico di Maurizio Tavagnutti, anima e memoria storica del gruppo speleologico Seppenhofer. La Gorizia che sta “sotto”, solcata da canali, cunicoli, gallerie, camminamenti, la conosce alla perfezione.
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«Quello che si è aperto in via Cadona - afferma - è uno sinkhole (si tratta di fenomeni di sprofondamento che avvengono per cause naturali). Potrebbe essere provocato da qualche infiltrazione d’acqua sotterranea avvenuta in occasione delle forti piogge dei giorni passati. Al di là dell’evidente danno, sarebbe interessante sapere dove è fluitato tutto il materiale che ha creato questo vuoto. Un’esplorazione con il georadar sarebbe molto istruttivo». Interessante il passaggio successivo. «La galleria della vecchia “grapa” cittadina che scorre rettilinea e parallela alla via Petrarca non c’entra niente», sentenzia.
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La grapa, per chi lo ignorasse, era un lungo canale nato come opera di difesa alla base del colle del Castello. La collocazione storica è dubbia: si pensa appartenga al periodo compreso tra il 1300 e il 1500. Il suo percorso parte da via Rastello, attraversa via Roma e raggiunge via Oberdan, da qui prosegue per via Morelli e passando via Crispi, il giardino della Camera di commercio, via De Gasperi raggiunge infine via Mazzini, chiudendosi all’altezza di via Rabatta. Questo canale rappresenta, probabilmente, la prima rete fognaria della città.
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Prosegue Tavagnutti: «Ipotesi? Potrebbe essere, vista la pioggia intensa, che si è riempita la conduttura della fognatura e l’acqua sia travasata da qualche parte ma tutto quel materiale sparito lascia intendere ci fosse un vuoto. E ciò ci ha sorpreso parecchio». L’esperto ricorda anche che era più dolce il dislivello via Cadorna-via Brass. Non c’era l’attuale scarpata, realizzata artificialmente con materiale di riporto. «Sì, tanto tempo fa la pendenza non era quella attuale. E, forse, la responsabilità è anche di quel materiale di riporto. Non ho testimonianze della presenza di bunker, uno sicuramente ce n’era vicino ai Bagni».
L’assessore Francesco Del Sordi ha anche contattato lo storico Pierluigi Lodi. «Sì, abbiamo consultato il dottor Lodi che è un profondo conoscitore delle vicende belliche della nostra città: ci ha spiegato che, nell’area, era presente una discarica risalente alla Seconda guerra mondiale. Un fatto, questo, comprovato anche dalle tipologie di materiali trovati sul luogo. Siamo portati a pensare che sia stato un insieme di fattori combinati a provocare il cedimento, per cui valuteremo se fare dei sondaggi geotecnici e geologici nella zona».
Un contributo interessante, ma diverso, arriva anche dall’architetto Luigi Cacioppo. Parte dal presupposto che, siccome non v’è traccia del materiale sprofondato, là sotto c’era sicuramente un’area vuota, una sorta di galleria. «Secondo alcune testimonianze che ho raccolto in vecchi libri di storia cittadina, potrebbe trattarsi di un cunicolo di scolo della grapa. Prima di riempire il “vuoto” sarebbe stato opportuno fare delle indagini nel sottosuolo anche perché la volta di un’ipotetica galleria potrebbe continuare a cedere e creare nuove voragini». —
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