Nel giorno in cui ancora una volta Israele viola lo spazio militare sotto l’egida dell’Onu, con due carri armati che hanno “fatto irruzione” in una postazione dell’Unifil nel Libano meridionale, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni si muove personalmente per far sentire la voce dell’Italia e della comunità internazionale al governo di Tel Aviv e a Netanyahu. La missione Unifil in Libano ha segnalato l’ingresso forzato di carri armati israeliani attraverso il suo cancello principale nella giornata di oggi: un vero e proprio sfondamento. Unifil ha aggiunto che 15 caschi blu sono stati colpiti dal fumo emesso dopo che le forze israeliane hanno sparato diversi colpi nella stessa posizione.
Da Palazzo Chigi è partita una telefonata per Tel Aviv, in mattinata. Gli attacchi ai caschi blu da parte delle forse israeliane, che hanno come obiettivo quello di far sloggiare le forze Onu dal Libano, come esplicitamente chiesto al segretario delle Nazioni Unite Gutierrez, devono cessare subito, ha chiesto Giorgia Meloni al premier Netanyahu, come riferisce Palazzo Chigi in una nota, facendo riferimento a una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano, Il premier italiano “ha ribadito l’inaccettabilità che Unifil sia stata attaccata dalle forze armate israeliane, ricordando come la missione agisca su mandato del Consiglio di Sicurezza per contribuire alla stabilità regionale”. Meloni ha inoltre sottolineato “l‘assoluta necessità che la sicurezza del personale di Unifil sia sempre garantita” rinnovando l’impegno dell’Italia e dicendosi convinta che attraverso la piena applicazione della risoluzione 1701 si possa contribuire alla stabilizzazione del confine israelo-libanese e garantire il ritorno a casa di tutti gli sfollati”.
La conversazione tra Meloni e Netanyah è arrivata dopo che il premier israeliano ha rinnovato al segretario generale delle Nazioni Unite la richiesta di ritirare “adesso, immediatamente”, le forze Unifil dal sud del Libano. Il premier israeliano ha fatto sapere di avere informato la premier Giorgia Meloni “dei miei numerosi appelli al segretario generale delle Nazioni Unite: è arrivato il momento che le forze dell’Unifil si ritirino dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone dei combattimenti”. Secondo quanto fa sapere il suo ufficio, le Idf “lo hanno chiesto ripetutamente e si sono scontrate con ripetuti rifiuti”, cosa che ha permesso “ai terroristi di Hezbollah di usare l’Unifil come copertura e scudo umano”. “Il rifiuto di evacuare temporaneamente l’Unifil li ha trasformati in ostaggi di Hezbollah, mettendo a rischio sia i soldati dell’Unifil che quelli delle Idf”, ha insistito Netanyahu.
I caschi blu di Unifil, ha denunciato Benjamin Netanyahu, si sono trasformati in “scudi umani” per le milizie di Hezbollah per questo, ha aggiunto rivolgendosi al Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, il loro ritiro deve essere ordinato “adesso, immediatamente”. “È ora di ritirare l’Unifil dalle roccaforti di Hezbollah e dalle zone di combattimento”, ha affermato Netanyahu in una dichiarazione ufficiale indirizzata al Segretario generale delle Nazioni Unite. Netanyahu ricorda che le Idf hanno già avanzato questa richiesta che è stata “costantemente respinta”, un rifiuto a suo dire, “interamente finalizzato a fornire scudi umani ai terroristi Hezbollah”. “Il suo rifiuto di ritirare le forze dell’Unifil rende i suoi militari ostaggio di Hezbollah e mette in pericolo anche la vita dei nostri soldati”.
L’Unifil ha poi messo nero su bianco quanto accaduto nella base: “Questa mattina presto, le forze di peacekeeping in una posizione Onu a Ramyah hanno osservato tre plotoni di soldati dell’Idf attraversare la Blue Line verso il Libano. Verso le 4.30 del mattino, mentre le forze di peacekeeping erano nei rifugi, due carri armati Merkava hanno distrutto il cancello principale e sono entrati con la forza. Hanno chiesto più volte che la base spegnesse le luci. I carri armati se ne sono andati circa 45 minuti dopo, dopo che l’Unifil ha protestato tramite il nostro meccanismo di collegamento, affermando che la presenza delle’Idf stava mettendo in pericolo le forze di peacekeeping. Verso le 6.40 del mattino, i peacekeeper nella stessa posizione hanno segnalato lo sparo di diversi colpi a 100 metri a nord, che hanno emesso fumo. Nonostante indossassero maschere protettive, quindici peacekeeper hanno subito effetti, tra cui irritazioni cutanee e reazioni gastrointestinali, dopo che il fumo e’ entrato nel campo. I peacekeeper stanno ricevendo cure”, si legge nella nota.
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