La domanda, lecita, è che cosa sia passato per la testa a Lorenzo Pellegrini al 38’ di un’Italia-Belgio che gli azzurri stavano dominando, ben oltre il 2-0 firmato da Cambiaso dopo 59 secondi e da Retegui al 24’: l’intervento sconsiderato su Theate ha meritato un’espulsione sacrosanta, benedetta dal VAR, stravolgendo il match. I Diavoli Rossi hanno avuto la fortuna di trovare subito il gol con De Cuyper su splendido schema da punizione e poi, complice una leggerezza della difesa “spallettiana”, hanno riequilibrato la partita con la stoccata di Trossard. Costretta a giocare in dieci dal 38’, l’Italia ha portato a casa un pareggio che permette di restare in vetta nel gruppo A di Nations League e alla fine bisogna dire che è andata persino bene: il contrasto Bastoni-Openda al 63’, non sanzionato dalla moviola, puzzava di rigore. Un odore forte.
Il cartellino rosso mostrato a Pellegrini è stato una mano santa per la nazionale di Tedesco: questo scrivono i giornali belgi, critici sulle scelte iniziali del ct originario di Rossano, in particolare la collocazione del talentuoso Doku a destra per controllare a vista Dimarco. Un’idea sbagliata, come capita talvolta agli allenatori che hanno il vizio di inventare qualcosa, tanto per ribadire che, alla fine, il miglior coach è sempre quello che sbaglia meno. Spalletti confermando la squadra che le aveva suonate alla Francia, era stato invece inappuntabile. L’Italia, per 38 minuti, ha preso a pallate la selezione numero 6 del ranking Fifa. Un Belgio senza De Bruyne e Lukaku, impegnato in un naturale progetto di rinnovamento, ma reso ancora più fragile dalle trovate di Tedesco.
Abbiamo visto due Italie. Quella dei primi 38 minuti ha regalato calcio di alto livello, interpretando sul prato dell’Olimpico un copione da grande club. Fino al gesto senza senso di Pellegrini, gli azzurri hanno macinato gioco. Le due leve sono stati gli esterni, Cambiaso e Dimarco. Il primo ha trovato il gol di prepotenza e ha favorito il 2-0 di Retegui, mentre l’interista, dominatore della sua corsia, nella trama del raddoppio ha inventato un’apertura d’esterno da alzarsi in piedi e applaudire. Bravi anche Ricci in regia e Tonali a fare legna. Bravissimo Retegui: l’italo-argentino, grazie anche al lavoro di Gasperini a Bergamo, sta diventando un centravanti di spessore internazionale.
In dieci, l’Italia è passata dal divertimento alla sofferenza, come ha raccontato Tonali di fronte alle telecamere. Il 2-2 si poteva forse evitare: sbagliato non marcare a uomo Faes, utilizzato da Tedesco come uomo-torre nei calci piazzati, ma l’alibi dell’inferiorità numerica giustifica gli azzurri. Il calcio spallettiano soffre però di vuoti improvvisi nella fase difensiva: è la scimmia sulla spalla che accompagna da sempre il tecnico toscano. L’esordio di Pisilli, nel suo stadio, è stato positivo: il ragazzo, fino a due mesi fa giovane di belle speranze nella rosa della Roma, ha ribadito di avere personalità. All’estremo opposto, il capitano in giallorosso, Pellegrini, affondato nel suo stadio. L’ha combinata grossa, con l’aggravante di un intervento scriteriato in una posizione di campo lontana dalla porta di Donnarumma.
Lunedì, a Udine, contro Israele strapazzato 4-1 dalla Francia, strada a senso unico per l’Italia: servono tre punti per salire a quota 10 e affrontare le due gare di novembre dall’alto del primato in classifica. Gli azzurri visti nei primi 38 minuti non dovrebbero avere problemi, ma nel calcio sottovalutare gli avversari è uno dei peccati capitali. E’ forse l’errore commesso ieri sera dall’Inghilterra, superata 2-1 a Wembley dalla Grecia. Una partita triste, segnata dalla morte improvvisa appena 24 ore prima di George Baldock, il difensore nato a Buckingham, ma con il passaporto ellenico, trovato morto nella piscina della sua casa alla periferia di Atene. L’Uefa, mostrando la solita sensibilità, ha respinto la richiesta dei greci di rinviare la gara. La doppietta di Pavlidis, attaccante del Benfica, è stato un doppio schiaffo in faccia: alla presunzione inglese e alla miseria umana dei boss del calcio europeo.
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