Jannik Sinner avanza e si qualifica ai quarti di finale del Masters 1000 di Shanghai: continua la stagione eccezionale da parte dell’altoatesino che ha battuto nella mattinata italiana Ben Shelton, giocando un ottimo match e gestendo bene gli snodi fondamentali. Domani la sfida a Daniil Medvedev sulla strada poi di Carlos Alcaraz.
Era presente come al solito Guido Monaco, giornalista e opinionista di Eurosport, che ha espresso il suo parere sulla prestazione di Sinner e il momento di Shelton nella puntata di Tennis Mania sul canale Youtube di OA Sport: “Partita molto particolare, succede di rado vedere una prestazione del genere al servizio. I pochi errori di Shelton nel primo set sono stati perché non si è praticamente mai giocato, non si è scambiato. L’americano ha avuto sette palle break: secondo me dall’anno prossimo Shelton potrà essere uno dei nomi che proverà a inserirsi tra i migliori. Sinner a un certo punto era annichilito in risposta. Se andiamo a spulciare i numeri, in realtà Shelton con la seconda ha fatto qualcosa in meno rispetto a Sinner ed è apparso più vulnerabile di quanto in realtà non sia da fondocampo. Gli errori sono proprio dovuti al fatto che si è giocato pochissimo e non si è quasi mai entrati nello scambio. Io ero abbastanza preoccupato per questa sfida perché era una partita a rischio. Shelton ha delle qualità tali che per inerzia entrerà nei primi 10: dovrà vincere qualche partita in più sulla terra e sull’erba. Sono convinto che nessuno se lo vuole trovare di fronte, al netto che su alcuni aspetti sia un po’ grezzo. Deve migliorare alcuni aspetti, deve venire più avanti, la gestione del back di rovescio non è impeccabile, così come la risposta. Questo è il suo secondo anno intero nel circuito, quindi ancora bisogna capire bene i suoi margini e la sua dimensione“.
Sui sorteggi e sui tabelloni risponde ad Ambesi: “Non mi sembra abbia sbilanciato più di tanto i tabelloni. Non ci trovo una grande disparità, una disuguaglianza tra i giocatori. Immaginate per esempio la testa di serie numero 8 che per tutto l’anno si ritrova costantemente ad affrontare il numero 1. Allo stesso modo, come si sorteggia la testa di serie numero 3 e 4, quelle dalla 5 alla 8, si può sorteggiare anche la numero 1 e la numero 2. Le differenze di solito tra posizioni di classifica vicine non è elevata, non c’è grande distanza tra il numero 7 e il numero 8. Questa regola è pensata per prevenire il rischio di ripetitività“.
Sulle discussioni con gli arbitri: “I giocatori sono stati tre giorni chiusi in albergo per la pioggia, siamo a fine stagione, c’è evidentemente un po’ di nervosismo. Eccetto l’errore arbitrale di Bernardes, negli altri casi i giudici di sedia avevano ragione: con Tiafoe perché lui lancia la palla per azzerare lo shot clock, ma l’arbitro non si fa prendere in giro, e con Zverev, perché il doppio rimbalzo è evidente. Il momento comunque è nero per la classe arbitrale nel tennis: sulla terra battuta non è difficile arbitrare, così come sul veloce con l’ausilio della tecnologia. Per sbagliare bisogna veramente impegnarsi e ne abbiamo visti diversi di questi errori. Per condizionare proprio l’andamento della partita bisogna combinare un disastro grosso come quello di Montecarlo“.
Sullo shot clock: “Penso sia una grande cavolata, figurarsi se si toglie anche all’arbitro la possibilità di controllarlo. Se lo scambio è lungo, è davvero difficile recuperare. Se si fa partire subito lo shot clock dopo uno scambio da trenta colpi, si va a inficiare sulla qualità della partita. Quel cronometro fa venire l’ansia solo a vederlo. Poi magari tra un set e l’altro si fanno pause di quasi dieci minuti: è davvero ridicolo, se l’obiettivo è quello di ridurre i tempi, non ci siamo riusciti. Se agli arbitri si toglie anche questa funzione, allora tanto vale mettere dei cartonati o dei robot“.
Su Paolini e il doppio: “Errani e Paolini vincendo a Pechino si sono messe in tasca 500 mila euro. Se continua a giocare il doppio, avrà le sue buone ragioni, magari centellinerà le sue presenze, ma è così in alto in singolare proprio perché ha giocato il doppio ed è cresciuta grazie a questa disciplina“.