Milano, 06 ottobre 2024 – All’Olimpia Milano sono bastati 20 minuti, o poco meno, per risollevarsi al meglio dopo le debacle esterne contro Trieste e Monaco, dall’altra parte una Dinamo Sassari mestamente alla deriva, deve soccombere per 100-75 dopo essere completamente sparita dal campo a metà del primo periodo.
Una vittoria nettissima che si va ad incastonare come un brillante nella serata perfetta del Forum di Assago: iniziata con la celebrazione del 31° Scudetto della storia dell’Olimpia vinto il giugno scorso e con annesso stendardo issato sul tetto del palazzo, a cui va aggiunto il premio dato durante l’intervallo al monumento Dan Peterson per il suo ingresso nella FIBA Hall of Fame.
Coach Messina non chiedeva altro per cancellare l’ultima brutta sconfitta di Montecarlo in Eurolega e rivedere nuovamente la Milano brillante che, solamente due settimane fa, sollevava al cielo il primo trofeo ufficiale contro i rivali di sempre della Virtus Bologna.
Una serata in cui i meneghini hanno stritolato gli avversari senza alcuna pietà, troppo basso il livello fatto vedere da una Dinamo Sassari remissiva e impaurita. Dopo i primi cinque minuti in cui gli ospiti hanno provato a sorprendere i campioni d’Italia, è toccato al figliol prodigo Zach Leday mettere le cose in chiaro con una prestazione da MVP, con 15 punti e 6 rimbalzi a referto.
Una difesa asfissiante dell’Olimpia, capace di tenere gli avversari a 31 punti segnati nel primo tempo, e dall’altra parte un attacco che ha girato a mille all’ora, capace di trovare sempre il tiratore migliore con metri e metri di spazio, segnandone ben 57 in appena venti minuti.
Game, set and match per una gara che nella ripresa si è trasformata in un interminabile ed estenuante garbage time, in cui anche la varietà della panchina dell’Olimpia ha evidenziato, qualora ce ne fosse stato bisogno, l’enormi differenze tra le due squadre.
Ottimo l’apporto del play Nenad Dimitrijevic, 10 punti e 6 assist, una delle chiavi della serata con la sua regia impeccabile e sempre lucida, in grado di cancellare il rivale Bibbins, inerme davanti ai colpi del macedone. Impeccabili i fenomeni Shields e Mirotic, rispettivamente 8 e 15 punti, a cui sono bastati una manciata di minuti per archiviare la pratica Sassari prima di andare a riposarsi.
Unica nota stonata la scavigliata che ha costretto Bolmaro a lasciare il campo dopo appena 120 secondi sul parquet.
Una sfida che ha evidenziato lo strapotere di una Milano che sblocca la casella delle vittorie in LBA in questa stagione, mentre dall’altra parte una Dinamo Sassari che affonda sempre di più in una stagione iniziata nella maniera peggiore.
Terza sconfitta consecutiva, dopo quelle con Bonn e Scafati, ma se stasera una sconfitta contro l’Olimpia era facilmente pronosticabile, sorprende come la squadra di coach Nenad Markovic si sia sciolta alla prima difficoltà, consegnando le armi senza neanche lottare.
Una prestazione inaccettabile per un roster allestito in estate con l’idea di creare una squadra operaia, in grado di lottare, senza mai arrendersi e senza prime donne che potessero destabilizzare l’equilibrio di un gruppo che nella preparazione aveva fatto un’ottima impressione, salvo sciogliersi agli ultimi soli di settembre in terra turca.
Una brutta deriva quella presa del Banco, con i soli Miralem Halilovic e Brian Fobbs, 13 e 24 punti, capaci di tenere a galla una squadra che tentava con tutte le sue forze di finire sul fondo, aspettando solamente il suono finale della sirena e tornare al più presto a casa a leccarsi le ferite.
Colpe che a questo punto non possono che andare principalmente a chi questo roster l’ha voluto e lo sta allenando, senza andare a scomodare altre poltrone più in alto di lui, quel Markovic capace di arrabbiarsi e sbraitare a bordocampo in favore di telecamera, ma senza trovare la benché minima variazione al tema della partita.
Una squadra piatta, senza difesa, che doveva essere il caposaldo del coach bosniaco, senza idee, senza atletismo, senza muscoli e sprovvista di un piano B davanti alle prime difficoltà. La solita lenta rete di passaggi sul perimetro che non fa lavorare mai la difesa avversaria, salvo poi provare la giocata estemporanea del singolo ed andando costantemente a schiantarsi sul muro tirato su da Milano.
Serata negativa che oltre ai pessimi Bibbins e Renfro, quest’ultimo vero oggetto misterioso dell’avvio di stagione dei biancoblu, ha coinvolto anche gli esperti Bendzius e Sokolowski che hanno pagato l’aggressività e il maggior tonnellaggio della difesa numero uno da anni di questa LBA.
La cronaca della gara ha avuto ben poco da dire, con Sassari che parte forte sul 5-0, con l’Olimpia che ci impiega qualche minuto in più ad ingranare e lo fa solamente dopo 5 minuti. Shields inizia a far vedere tutto il proprio talento, ma è Leday a scavare il primo solco, il 12-0 che suona come uno presagio di quello che verrà.
La Dinamo non sa più come fermare i giocatori in canotta rossa e lo fa spendendo una vagonata di falli, con Fobbs e Bendzius costretti ad andare a sedersi, e l’Olimpia che timbra continuamente il cartellino a cronometro fermo, con il punteggio che si dilata fino al 23-14 del primo periodo.
Nella seconda frazione la storia non cambia, ma cambiano gli interpreti, questa volta è Mirotic a tenere una masterclass per tutti quelli in canotta blu crociata, con i padroni di casa che volano abbondantemente sulla doppia cifra di vantaggio.
Non basta il solo e volenteroso Halilovic, per i sassaresi la coperta è tremendamente troppo corta, in attacco si fatica a trovare canestri facili, mentre la difesa è completamente inesistente e gli uomini di Messina prendono il largo fino all’impietoso 57-31 con cui si va negli spogliatoi.
Nella ripresa un ritrovato Fobbs non basta al Banco per risalire la china, il divario è ormai veramente incolmabile. I due coach svuotano le panchina già durante il terzo periodo e la gara ha ormai ben poco da dire.
La serata si trascina fino al boato di tutto il Forum che festeggia il centello segnato in contropiede da Tonut nei secondi conclusivi, ora è veramente finita anche per la sirena che sancisce così il netto 100-75.
Per l’Olimpia Milano ora altre due gare casalinghe delicate per mettere altra benzina nelle gambe: prima quella di venerdì sera in Eurolega con Paris, da non sbagliare assolutamente, poi domenica sarà il turno della capolista Brescia, assoluta dominatrice in queste prime giornate di LBA.
Per la Dinamo Sassari neanche il tempo di riordinare le idee, è già ora di tornare a giocare e lo farà esordendo tra le mura amiche martedì sera contro i portoghesi dello Sporting de Portugal in FIBA Europe Cup.
Più che alla vittoria la squadra sarda è attesa ad un pronto riscatto soprattutto nella prestazione, quella che è realmente mancata in queste prime quattro partite e che addensa sempre di più nuvoloni neri sul futuro dei biancoblu.
EA7 Emporio Armani Milano – Dinamo Banco di Sardegna Sassari 100-75
Parziali: 23-14; 34-17; 19-23; 24-21.
Progressione: 23-14; 57-31; 76-54; 100-75.
Nenad Markovic e Ettore Messina
Alessandro Cappelletti 5: con questo Bibbins resta solamente lui a portare la croce in cabina di regia. Nel primo tempo fatica parecchio a dare un minimo di velocità ad un gioco che ristagna per tutti e 24 secondi. Nella ripresa alza il suo livello, quando però quello della partita è ormai drasticamente sceso con Milano ormai in gestione controllata.
Justin Bibbins 4: riuscire a fare peggio della gara con Scafati era difficile, ma il buon Justin tutto può! L’impatto con gli esterni milanesi è devastante, più alti, più grossi, più tutto. Viene messo in un angolo da Dimitrijevic che gli ordina di non muoversi e lui esegue senza neanche fiatare. Bravo bambino!
Stefano Trucchetti s.v.: la gara è ormai finita da diversi minuti, ma fa il suo esordio in LBA con troppa leggerezza, perdendo due palloni osceni, soprattutto quell’assist nonsense tentato, dietro schiena in mezzo ad altri nove cristiani.
Miralem Halilovic 6.5: nel primo tempo la Dinamo è solamente lui. Il suo tiretto nel pitturato mette in difficoltà McCormack, restando l’unica variante offensiva rispetto ad un giro palla statico che si accontenta sempre del tiro forzato dall’arco. Nel primo tempo è l’unico dei sardi in doppia cifra e nella ripresa, con la sconfitta già nel trolley, viene risparmiato da Markovic.
Brian Fobbs 6.5: i due falli in meno di un minuto dopo la palla a due sono una mazzata letale per lui e per tutta la Dinamo, che di fatto si spegne lì. Rientra sul parquet con un divario già incolmabile, ma almeno è l’unico in grado di vedere il fondo della retina. Chiude con 24 punti.
Matteo Tambone 5.5: uno dei pochi a lottare nonostante la tempesta milanese. La sua serata al tiro è pessima come per il resto dei compagni, ma in alcuni sprazzi almeno ci mette voglia. Nella confusione generale è lui a portare palla per alcuni minuti e non sarebbe il suo.
Giovanni Veronesi s.v.: quando c’è da svuotare la panchina arriva anche il suo turno e non sfigura per nulla.
Mattia Udom s.v.: appena 6 minuti nelle schizofreniche rotazioni di Markovic, giustificate in parte dai suoi problemi di falli e dalla scarsa intensità messa in difesa.
Eimantas Bendzius 4.5: aggiusta le sue statistiche solamente in pieno garbage time, ma prima di allora è assente ingiustificato. Paga i maggiori chili dell’Olimpia e da capitano è inerme davanti al disastro.
Luca Vincini 5: con questo Renfro merita certamente più spazio, ma paga contro Mirotic, ed è anche normale, e Diop. Nel finale trova il tempo per farsi brutalizzare da Caruso e il gioco è fatto.
Michal Sokolowski 4: uno dei pochi a salvarsi nel naufragio con Scafati, questa volta si unisce alla ciurma colando a picco con gran dignità. Trenta minuti in campo senza riuscire mai a dare una scossa e si spegne anche il polacco, per questa Dinamo sarà veramente dura quest’anno.
Nate Renfro 3: perché? Solo questo, visto che anche oggi la sua gara resta incommentabile. Una virgola tra punti e rimbalzi che dovrebbe allarmare.
Nenad Dimitrijevic 8: Leday sarà l’MVP del match, ma lui resta la chiave di questa schiacciante vittoria dell’Olimpia. Ridicolizza Bibbins per tutto il campo, imponendo un ritmo all’attacco insostenibile per l’americano e facendo ballare la rumba a tutta la difesa sarda. Completa l’opera dall’altra parte del campo, mettendo una pressione sullo stesso Bibbins che asfissia l’unica fonte di gioco della Dinamo, facendo crollare l’intero castello di carte biancoblu. Chiude con 10 punti, 5 rimbalzi, 6 assist, 3 rubate e 23 di valutazione. Totale.
Giordano Bortolani 6: non è centratissimo nel primo tempo, con un tiro che non entra mai e limitandosi a difendere sugli esterni avversari che verrebbero contenuti alla grande anche da dei cartonati. Nella ripresa, quando il ritmo della gara cala e prende i contorni della partitella del giovedì inizia a mettersi in mostra con un paio di canestri, ma le 4 perse son veramente troppe.
Stefano Tonut 7: la cura Messina l’ha ormai trasformato in un mastino, che mastica i polpacci degli spauriti malcapitati che gli ronzano intorno. Chirurgico al tiro, sfiora la perfezione, sfruttando anche la ripresa di garbage time per aumentare il proprio tabellino.
Leandro Bolmaro s.v.: non fa neanche in tempo a prendere le misure della gara che una scavigliata lo costringe a restare seduto in panchina.
Zach Leday 8: certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano. È tornato dopo tre anni dall’ultima volta all’ombra delle guglie del Duomo, ma sembra che non sia mai andato via. Altra prova convincente in questo suo sfavillante avvio di stagione, già dal primo quarto, infatti, martirizza Bendzius e compagni senza neanche faticare, segnando 9 punti in una manciata di minuti. La gara si risolve in appena 20 minuti, ma tanto basta per mettere a referto 15 punti e 6 rimbalzi. MVP di serata anche oggi.
Giampaolo Ricci 6: uomo ombra. Si fa vedere poco o nulla offensivamente, mentre in difesa contro questi avversari così dimessi c’è poco da sudare.
Diego Flaccadori 6.5: aiutato da una vittoria già in ghiaccio dopo due quarti, Messina gli concede tanti minuti, giocando una gara solida, condita da 13 punti e 2 rubate.
Ousmane Diop 6: certamente questa per lui non era una gara come le altre, dopo 6 anni con la canotta di Sassari l’affrontava per la prima volta da avversario. All’inizio paga un po’ l’emozione, con qualche amnesia di troppo, come un paio di tagli troppo elementari concessi al proprio avversario di turno. Con il passare dei minuti, però, torna a far vedere le solite giocate di voglia e tecnica che per anni aveva fatto sull’isola, mettendosi definitivamente il proprio passato alle spalle.
Guglielmo Caruso s.v.: quando entra sul parquet ormai la partita è già terminate, con le due squadre che svuotano interamente le panchina. Si fa notare per un paio di stoppate tirate al malcapitato Vincini e nulla più.
Shavon Shields 7: serata in ufficio per l’infinito talento del numero 31. Gli basta stampare un paio di canestri clamorosi e mettere la museruola a Bendzius, il grande pericolo della vigilia, per mettere la sua firma all’incontro. Nella ripresa Messina lo tiene in ghiaccio per gli impegni di Eurolega.
Nikola Mirotic 7.5: insieme a Shields demoliscono le fragili convinzioni di una Dinamo troppo timorosa fin dalla palla a due e poi vengono tenuti in panchina per gare più probanti. I lampi dell’ex Bulls fanno capire ai suoi avversari di oggi che non possono assolutamente competere al suo stesso livello.
David McCormack 6.5: inizialmente soffre le giocate nel pitturato di Halilovic, poi una volta prese le misure gli restituisce il favore dall’altra parte del campo facendo vedere i muscoli.
L'articolo LBA UnipolSai 2ª andata 2024-25: all’Olimpia Milano bastano 20′ per prendersi la prima vittoria in campionato contro una Dinamo Sassari alla deriva proviene da All-Around.