Vittoria doveva essere e vittoria è stata. Per due quarti non sarà magari stata un’Apu bellissima, ma la squadra di Vertemati è stata efficace uscendo alla distanza e tramortendo Torino sotto quasi trenta punti di scarto: 84-58. Le trappole di coach Boniciolli, dunque, sono state schivate agevolmente, anche se di armi il coach triestino non è che ne avesse poi molte visto il divario tecnico tra le due squadre.
L’inizio di Udine è balbettante, specie sotto canestro. Perchè va bene Ajayi, uno buono, che per fortuna fa subito due falli, ma concedere subito 4 punti a Ladurner onesto panchinaro da una vita, e due a Seck non è una bella notizia per i lunghi dell’Apu che non fanno della verticalità il loro forte. La partita, comunque, va avanti con il clichè previsto: i friulani sono più forti, perchè quando Hickey va dentro come un trattore è dura fermarlo, ma la banda di Boniciolli sopperisce al minore tasso tecnico (e fisico) con una intensità pazzesca.
Era scritto, il vulcanico condottiero di Trieste è così, per un paio di stagioni su qualsiasi piazza, specie con un budget limitato, non ha eguali per capacità tecniche e spirito che riesce a infondere ai suoi. Primo quarto 19-18 per gli ospiti, Alibegovic, grande ex, Johnson e Pini possono fare decisamente meglio.
Quando, però, a inizio secondo quarto Hickey si porta a casa mezza difesa, scarica su Mirza che la dà a un liberissimo Ambrosin per un comodo tiro da tre si capisce quali siano le potenzialità di Udine. Ladurner a parte (ma se uno così fa danni, vengono i brividi quando contro ci sarà un pivot forte), gli uomini di Vertemati difendono, corrono e provano a scappare un po’ via (31-23).
Con un Ambrosin mortifero da fuori che, solo a vederne la meccanica di tiro si capisce che è un bell’acquisto. E quando anche Alibegovic si sblocca da tre a 4’ dall’intervallo, il vantaggio ospite si dilata a +11 (36-25) con la difesa guidata da Ikangi che una volta addirittura non fa tirare i rivali per 24”. Aspettando sempre Johnson, ma con un Bruttini solido, all’intervallo Udine va avanti 41-33 e solo perchè concede due triple a Severini, uno che non va lasciato accendere.
Partita bella? No. Ma nell’economia del campionato udinese la vittoria è essenziale. Nonostante Hickey (alla fine 19 punti e 9 assist) che quando va a canestro lo devi fermare col fucile, Udine quasi riesce nell’impresa di farsi riprendere a metà quarto da Torino, che trova nel corso del match i canestri dell’Usa Taylor. Dura tuttavia un attimo, appena i piemontesi cominciano a pensare di potercela davvero fare Ikangi, Stefanelli, Hickey, il redivivo Johnson con quattro triple decidono di prendersi i due punti con largo anticipo. Così Udine entra nell’ultimo quarto con un rassicurante tesoretto di 11 punti (63-52).
Si riparte e anche Caroti si iscrive al poligono delle Molinette: tripla del +16 (66-62), che manda i titoli di coda al match facendo capire ai piemontesi che un finale bis punto a punto come all’esordio con Verona sarebbe stato impossibile. Il divario si allarga fino alla tripla di Alibegovic fa salire i suoi addirittura a venti punti di vantaggio a poco meno di 8’ dalla fine (72-52). Finisce 84-48. L’Apu continua il percorso di crescita in attesa di test ben più probanti. Lo scivolone di Rimini, infatti, potrà essere dimenticato quando sarà battuta un’altra grande.