Galeotto fu Dudù, il barboncino di casa Berlusconi, tornato ora sotto i riflettori perché affidato alle cure di Marta Fascina, l’ultima compagna del Cav scomparso il 12 giugno scorso. «Mi seguono ovunque: sono intelligenti e capiscono molto di più di certi politici…», disse Berlusconi sul suo amato cagnolino sdoganando l’autenticità e il valore di un legame – quello tra politici e animali domestici – che ora il presidente del Senato Ignazio La Russa ha riportato in auge con una proposta che rilancia l’idea di Michela Vittoria Brambilla (Nm), presidente dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali e la Tutela dell’ambiente, di far entrare gli animali domestici in Parlamento. «Vi do una bella notizia, credo che sia giunto il momento di autorizzare i senatori di portare i propri animali domestici dentro al Senato», ha annunciato ieri il numero uno di Palazzo Madama alla convention di FdI a Brucoli (Siracusa).
E naturalmente, tra i primi ad accogliere entusiasticamente la notizia, figura proprio l’allora deputata di FI Michela Vittoria Brambilla, oggi nella fila di Nm, grazie alla quale nacque nel 2018 anche l’Intergruppo in difesa degli animali, e alla quale va scritto il merito di essere stata la prima a far entrare, nel 2016, il suo cane Sogno a Montecitorio per sostenere la proposta di inserire la tutela degli animali in Costituzione. Brambilla, è stata tra i primi a esprimere soddisfazione e riconoscenza per l’iniziativa annunciata da La Russa, con un sonoro «grazie presidente La Russa per aver dato l’esempio. È un bellissimo modo di festeggiare la Giornata mondiale degli animali che cade oggi, nel giorno di San Francesco», ha sottolineato ieri l’onorevole animalista.
Che poi a stretto giro non ha mancato di aggiungere: «Con la sensibilità che gli è propria, per cui lo ringrazio – ha affermato Brambilla – il presidente dà un segnale chiarissimo: se si può fare nei palazzi di un’istituzione così importante, si può fare, con buona volontà e nel rispetto di tutti, nei luoghi dov’è ancora difficile entrare con un animale al seguito».
E ancora. «Da tempo mi batto per eliminare gli ostacoli che impediscono l’accesso degli animali d’affezione nei luoghi pubblici, nei luoghi aperti al pubblico e sui mezzi pubblici di trasporto. Salvo per comprovate esigenze di sicurezza e di igiene, l’ingresso con gli animali dev’essere consentito ovunque, come appunto prevede la mia proposta di legge AC51. Per quanto riguarda i luoghi di lavoro, specialmente quando gli orari sono lunghi – conclude – è dimostrato che la compagnia dell’amico a quattro zampe riduce lo stress e aumenta la produttività. Speriamo che sempre più uffici pubblici seguano l’esempio del Senato».
Si sa: da Dudù a Empy, passando per Lulù a Barsuk, i cani sono i migliori e più fedeli amici dell’uomo, ma anche dei leader politici. E questo riguarda anche i capi di governo italiani, spesso avvistati con i loro animali: da Berlusconi a Draghi, tra alcuni dei casi più famosi si annoverano l’ex presidente della Bce Mario Draghi, avvistato mentre portava a passeggio il suo bracco ungherese Barsuk. Ma anche un altro tecnico, Mario Monti, fece clamore quando nel 2013 gli fu messo in braccio da Daria Bignardi in diretta tv, durante una puntata de Le invasioni barbariche, un trovatello e lo chiamò Empy. E che dire di Winston Churchill, un antesignano della proposta che portava il suo gatto Nelson alle riunioni di governo, mentre al 10 di Downing street c’era la sedia a lui dedicata sulla quale nessun altro poteva accomodarsi.
E Socks, il micio bianco e nero di Bill Clinton, onnipresente nella sala ovale alla Casa Bianca? Per non tacere della tradizione di cani e gatti nei palazzi del potere in Gran Bretagna e negli Usa che continua speditamente (con la sola eccezione problematica del quattro zampe di Joe Biden meno gestibile di altri suoi simili)… La possibilità, invece, per i senatori di poter portare a Palazzo Madama il proprio animale di compagnia al momento non c’era. Da qui l’ipotesi rilanciata ora, in occasione della Giornata nazionale degli animali, dal presidente del Senato Ignazio La Russa, che può diventare un unicum nel panorama istituzionale europeo e non solo.
Va detto inoltre che a portare avanti la battaglia di venire in Parlamento accompagnati da cani e gatti, accanto a La Russa, è ora anche l’attuale capogruppo di Noi Moderati al Senato, Micaela Biancofiore che, sul tema, mise a punto nel 2023 una bozza di progetto che La Russa, accogliendola con «massimo rispetto», definì «legittima». Nel testo di Biancofiore si legge che gli spazi dedicati a cani e gatti sarebbero quelli dei Gruppi e gli uffici dei parlamentari. Prevedendo anche un ingresso a parte. Ma l’Aula e le Commissioni no. Quelle gli sarebbero interdette.
La senatrice dunque ringrazia ora La Russa per il via libera alla sua proposta («Spero che gli uffici pubblici prendano esempio dal Senato»). Anche se toccherà ai Questori, che per ora non intervengono nel dibattito, dire l’ultima parola. Ma in attesa che il Senato spalanchi le porte agli animali domestici dei senatori, non manca chi ne approfitta per fare una inutile polemica che rischia solo di allungare i tempi e intorbidire il tema su cui, è utile ricordarlo, l’Istituto sanitario nazionale ha confermato anche di recente che lavorare in compagnia dei propri amici a quattro zampe aiuta a combattere lo stress facilitando i rapporti sociali.
Così, non si sottrae al commento inutilmente sardonico Carlo Calenda, che invece di plaudere all’iniziativa del presidente del Senato La Russa, si è cimentato in una considerazione “velenosetta” francamente evitabile: «Finalmente le riforme che aspettavamo! L’Italia è salva», è stata l’osservazione banalmente ironica sui social del leader di Azione, rilanciando le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sull’accesso degli animali domestici a palazzo Madama. Una precisazione pleonastica a cui La Russa ha risposto sul pezzo…
«Ho annunciato che prima o poi esamineremo la proposta che mi è arrivata di aprire agli animali domestici alcune aree del Senato e ho visto che Calenda ha detto “Ah, le riforme che aspettavamo”. Io non sono un maestro, ma qualcuno glielo dica a Calenda che le riforme le fa il Governo, il Presidente del Senato al massimo può governare il terreno, le aule. Un po’ di buona volontà nel capire le differenze…», ha replicato sul tamburo La Russa a margine della convention di FdI a Brucoli (Siracusa). Calenda, colpito e affondato, non può che incassare.
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