A Lipsia è nata la Juventus di Thiago Motta che è anche quella di Dusan Vlahovic, autore della doppietta che ha spianato la strada ai bianconeri prima del gol decisivo di Conceiçao. Una vittoria pesantissima nella classifica della Champions League, ma per una volta il risultato viene dopo. Anche contro il PSV la squadra di Motta aveva giocato una buona partita, ma questa assume un significato più profondo perché è stata forgiata minuto dopo minuto su pilastri che rendono un gruppo forte anche maturo.
C'è stata la prestazione maiuscola sul piano della tecnica e della tattica perché mai la Juventus ha abbassato la testa, unendo per una volta le due fasi con continuità. Poi la personalità e il carattere di ribellarsi agli episodi. Ce ne sono stati molti e tutti di segno contrario: gli infortuni di Bremer e Nico Gonzalez all'alba della sfida, il mancato rigore su Vlahovic e quello pescato dal Var per tocco di braccio di Douglas Luiz (unico neo della serata di festa), l'inferiorità per oltre mezz'ora causa rosso a Di Gregorio e il doppio svantaggio.
Un copione che avrebbe ammazzato un toro, non la Juventus di Lipsia. E' stata la miglior partita della carriera bianconera di Vlahovic perché i gol si contano ma soprattutto si pesano: quelli del serbo sono stati l'assunzione di responsabilità di un giocatore che si è caricato sulle spalle i compagni nei momenti più difficili. Anche la sofferenza finale, quando il Lipsia ha comprensibilmente rotto gli argini del centrocampo juventino riversandosi nell'area piccola di Perin, è stata da grande squadra.
Vlahovic a parte, difficile trovare il migliore. E allora il premio se lo prende Thiago Motta a nome di tutti con un'avvertenza: da qui in poi la richiesta è vedere la Juve sempre liberata dalle ossessioni di movimenti e schemi da mandare a memoria. E' accaduto tante volte in questo avvio di stagione, ma la notte di Lipsia ha lasciato intravedere quale sia il potenziale di una rosa ricca di esperienza, forza fisica, talento e fame.