“Si pensava che la violenza contro le donne fosse una cosa del passato, invece è tuttora presente, basta leggere i giornali o guardare la tv per scoprirlo. Tanti passi avanti sono stati fatti, ma c’è molta ignoranza, manca l’educazione di base del cittadino sul rispetto, anche e soprattutto nelle nuove generazioni. Per intervenire in una società segnata da gravi fatti di cronaca, come il giovane assassino che ha detto ho ucciso perché non sapevo cosa fare, mettiamo a disposizione la Fondazione Tina Lagostena Bassi. La presentiamo domani, 3 ottobre, a Roma, alle 14,30 nella Sala Stampa della Camera dei Deputati”.
A parlare è l’avvocata Andrea Catizone, socio fondatore e presidente della Fondazione intitolata a Tina Lagostena Bassi (1926-2008), battagliera avvocata e politica che ha lasciato un segno profondo nella cultura e nel mondo giudiziario italiano. “Tina fu la prima a portare in tribunale le telecamere per un processo di stupro, nel lontano 1978, per il tragico caso del massacro al Circeo”, ricorda Catizone. “Mettiamo a disposizione di tutti il suo vasto archivio. Professionisti e studenti potranno consultarlo, trarne una lezione per affrontare il presente. La Fondazione che nasce ha l’ambizione di intervenire nell’attualità per la difesa delle donne, non è retrospettiva”.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dai tre soci fondatori. Che sono, oltre ad Andrea Catizone, Raimondo Lagostena e Beba Lagostena, rispettivamente figlio e nipote della compianta Tina. La Fondazione non ha scopo di lucro e persegue finalità civiche, solidaristiche, di utilità sociale. La missione è promuovere i diritti delle donne e la lotta contro ogni forma di discriminazione e di violenza. “Devo ringraziare”, dice la presidente Catizone, “l’onorevole Martina Semenzato, presidente della Commissione parlamentare sul femminicidio, che ci supporta fin dall’inizio e sarà presente, con Rita Dalla Chiesa, membro della Commissione, e Anna Finocchiaro, presidente di Italiadecide, alla presentazione di domani a Roma”. Prosegue Catizone: “C’è tanto da fare. Ancora oggi una donna vittima di stupro in tribunale viene trattata quasi come un colpevole, come una che se l’è cercata. Basti ricordare la celebre sentenza sui jeans. Bisogna cambiare questo approccio. Sono passati quasi cinquant’anni da quelle prime telecamere in tribunale, volute da Tina, che mostrarono a tutti cosa significa la violenza sulle donne, ma la strada è ancora lunga. Non vogliamo però metterci in competizione con le tante e meritevoli associazioni che affrontano il tema, ma dare una mano sì, grazie a un archivio cartaceo e video da riordinare e studiare. Se sarà necessario utilizzeremo tutti gli strumenti più odierni, dai social agli influencer, per farci sentire. I dati sulla violenza verso le donne sono tuttora sconvolgenti”.
La Fondazione andrà avanti grazie a donazioni, a collaborazioni con aziende e al lavoro dei volontari. I punti programmatici prevedono di promuovere l’uguaglianza di genere e sostenere la ricerca e l’educazione sui diritti umani e civili, oltre che combattere le violenze sessuali, gli abusi, le molestie, con particolare riguardo all’ambito familiare e lavorativo. Ci sarà bisogno di un grande lavoro di classificazione e catalogazione. L’entusiasmo, nel nome di Tina Lagostena Bassi, non manca.