Lo Ius scholae? «La concessione della cittadinanza italiana deve essere frutto di un percorso. E lo dico da figlia di una donna immigrata dall’Egitto. Piuttosto, si pensi a sburocratizzare pratiche che oggi sono veramente lente».
«È una riforma che sarà utile a migliorare i servizi».
«Da sindaca, sono stata costretta ad assumere decisioni urgenti di fronte a problemi nuovi. Ed è una modalità operativa che porterò con me».
Si presenta così Valeria Mantovan, neoassessora all’Istruzione, al Lavoro, alla Formazione e alle Pari opportunità, subentrata a Elena Donazzan, ora in Europa.
Trentaquattro anni, diplomata al Liceo socio-psico-pedagogico, laureata in Giurisprudenza all’Università di Padova. Mamma egiziana e papà italiano, due fratelli. Prima consigliera, poi assessora, infine sindaca a Porto Viro – carica che dovrà abbandonare –, coordinatrice del partito per la Provincia di Rovigo, Fratelli d’Italia, nel quale milita da dieci anni.
Una nomina-blitz («Zaia mi ha convocato con un preavviso di poche ore»), ma che arriva al culmine di una telenovela durata due mesi. «In realtà ho letto tante cose inventate» dice Mantovan, «I miei colleghi mi scrivevano “Tieni duro”, mentre sui giornali si parlava di un mio presunto blitz. I rapporti con gli altri Fratelli sono ottimi». Tuttavia, alla presentazione, ha fatto capolino solo il collega Lucas Pavanetto, capogruppo del partito. «Ero lì in rappresentanza del Gruppo», spiega Pavanetto.
«L’eredità di Donazzan è pesante, ma ho voglia di fare bene», afferma Valeria Mantovan. Il suo primo atto ufficiale sarà la dismissione della fascia tricolore, vista l’incompatibilità dei due ruoli. «Essere sindaco è per sempre», confessa Mantovan, «Ma da assessora regionale, potrò essere ancora più utile alla mia comunità». «Ringrazio Zaia, Meloni e De Carlo per la fiducia riposta in me, un’amministratrice di 34 anni. Con il mio impegno, intendo dimostrare ai veneti che questa è stata la scelta giusta».
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