Fino all’ultimo i cittadini – in tutto una decina – sono rimasti seduti nell’aula del Consiglio comunale, in attesa di assistere al primo, atteso dibattito pubblico sul futuro del Porto Vecchio alla luce della proposta di riqualificazione avanzata da Costim con Elmet e Impresa Percassi. Ma la discussione alla fine è stata sospesa, rinviata su richiesta del capogruppo leghista Stefano Bernobich, convinto che «il project financing sta seguendo il suo regolare iter: il tema sarà approfondito nelle sedi opportune».
Il dibattito sul Porto Vecchio dunque avverrà, ma per ragioni tecniche non sarà aperto al pubblico, come invece richiedono più di 2.700 cittadini che a martedì pomeriggio avevano firmato una petizione online lanciata da Federico Pacorini sulle linee della lettera già pubblicata su queste colonne.
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Il testo del project, licenziato mercoledì scorso dalla giunta su delibera dell’assessore Everest Bertoli, sarà infatti oggetto della seduta congiunta della II e III Commissione consiliare. Seduta convocata per oggi, 18 settembre, a mezzogiorno ma a porte chiuse, dovendo trattare di documenti – precisa il Comune, che nella nota di convocazione delle Commissioni fa riferimento all’articolo 13 comma 9 del Regolamento del Consiglio – «riservati», in quanto materiale sul quale andrà scritto il bando di gara del partenariato e quindi segreto industriale della controllata Polifin.
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«L’ennesima occasione persa per coinvolgere i cittadini in un progetto così importante», criticano dunque i gruppi di opposizione – Pd, Punto Franco, M5S e Adesso Trieste – riunitesi davanti al Municipio per denunciare la «mancanza di trasparenza e collaborazione da parte della giunta», dopo che già durante il passaggio della delibera nelle Circoscrizioni III e IV – primo step nell’iter del project – per analoghe motivazione alcuni allegati al progetto non erano stati condivisi con i parlamentini.
«In Porto Vecchio c’è il futuro di tutta la città», rammenta il capogruppo del Pd Giovanni Barbo. E se lo stesso sindaco Roberto Dipiazza l’indomani dell’annuncio del project dichiarava «massima disponibilità al confronto e alla collaborazione con tutte le forze politiche», allora «non convince – accusa il dem – l’assenza di un dibattito e la fretta con cui la maggioranza sta procedendo nell’iter: uno smacco per tutta la cittadinanza».
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«Manca un confronto allargato», ripete la pentastellata Alessandra Richetti, ricordando come i cantieri in Porto Vecchio determineranno i principali assetti economici, urbanistici, immobiliari e sociali di Trieste per i prossimi decenni: un «passaggio epocale», come scrive Pacorini nella sua raccolta firme, invitando con forza le istituzioni a ricorrere allo strumento del «dibattito pubblico» in un «confronto dialettico tra amministratori e amministrati».
Resta da capire, annota Kevin Nicoli di At, «cosa intende la maggioranza per “rigenerazione urbana”», ravvisando il rischio di una «speculazione edilizia» celata dietro il tetto di 70% di residenzialità prescritta nella destinazione dei magazzini riqualificati. «Porto Vecchio non è un giocattolo ma una partita decisiva per la città», rimarca il capogruppo di Punto franco Paolo Altin, ricordando che «se gestito male, lo scalo potrebbe trasformarsi in un’occasione persa».
Da qui anche l’appello del dem Francesco Russo perché il sindaco Dipiazza faccia rimandare (e renda pubbliche) tutte le sedute di Commissione già calendarizzate sul project, dando modo a tutti – opposizione, maggioranza e cittadini – di informarsi al meglio prima di procedere con la deliberazione e «tenendo fede alla propria promessa di un processo partecipativo: la riqualificazione del Porto Vecchio – dice Russo – è un progetto troppo importante per non procedere insieme, con unità di intenti».
«Il Consiglio si attiene alla legge», replica l’assessore Bertoli, ribadendo «l’assoluta trasparenza della giunta» – in quanto «posta la riservatezza, tutti i consiglieri hanno avuto a disposizione la documentazione del project» – e rinnovando «la piena disponibilità al confronto su una delibera che deve essere di tutta la città: purché – precisa Bertoli – il dibattito sia costruttivo, e non fatto di litigi e conferenze stampa». —
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