VOGHERA. Le indagini a carico di Massimo Adriatici sono state condizionate dal fatto che, essendo all’epoca assessore ed ex poliziotto, era conosciuto da diversi appartenenti alle forze dell’ordine? Sì, per gli avvocati dei familiari di Younes El Boussettaoui, ma la conferma ieri mattina è arrivata anche da un testimone citato dai legali di parte civile, Marco Iachini, il carabiniere (oggi in pensione) che la sera del 20 luglio 2021 intervenne con un’auto di servizio in piazza Meardi per prelevare Adriatici e portarlo in caserma. Lo sparo era avvenuto poco prima e il ferito era stato portato in ospedale, dove morirà. La scena dell’arrivo di Iachini è ripresa dalla telecamera che solo dopo il fatto era stata orientata sulla piazza davanti al bar Ligure.
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«L’allora comandante della compagnia mi ordinò di prendere Adriatici e portarlo in caserma – ha testimoniato –. Così quando sono arrivato, gli ho fatto un cenno dal finestrino, l’ho chiamato per nome e gli ho detto di salire. Visto che continuava a parlare, sono sceso dalla macchina e mi sono avvicinato. Cosa mi ha detto? Non ricordo, mi ha mostrato il gomito dolorante».
Adriatici sta parlando in quel momento con altre persone ed era senza manette. «Sì, era senza manette e quindi per me non era in stato di arresto», ha spiegato Iachini. Che poi, a domanda precisa, ha confermato che la conoscenza dell’imputato può avere inciso nel modo di gestire la situazione subito dopo i fatti. «Non avevo confidenza con lui ma lo conoscevo bene – ha dichiarato –. Non c’era motivo di pensare che potesse fuggire o altro, era collaborativo». m. fio.