«La tristezza è una gran perdita di tempo». Sono parole di Achille Brusò, il giovane di appena 25 anni mancato domenica scorsa dopo una lunga malattia.
Le aveva affidate a un suo insegnante, Franco Prandin, che le ha custodite fino a mercoledì. Achille era così. I suoi famigliari lo sanno meglio di tutti, perché gli ultimi giorni, – racconta il papà Fabio – Achille li ha passati a ripeterci quanto «ci amava dal profondo del cuore e a ripetere alle persone che gli stavano vicino che le amava con tutto se stesso».
Racconta ancora il padre, noto per essere il presidente dell’associazione dei Celestini: «Voleva che continuassimo a vivere, ci ha chiesto di viaggiare il più possibile e di portarlo con noi». Voleva continuare a vedere il mondo.
Cornice dell’ultimo saluto al ragazzo la cattedrale verde di Forte Mezzacapo, formata da grandi, magnifici alberi. Qui si sono raccolte mercoledì, almeno un migliaio di persone, quante i genitori non avrebbero mai immaginato. Amici, ex docenti, medici e infermieri dello Iov di Padova.
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È stato Achille a volere una cerimonia laica, piena di quell’amore che lui ha sempre testimoniato. Nel 2022, quando il tumore che lo aveva colpito da bimbo si era ripresentato, 17 anni dopo, aveva appena vinto il concorso in Ferrovie dello Stato, per lui un sogno, e stava per iniziare un nuovo lavoro.
Le parole del papà non bastano per racchiudere le doti di un giovane, che anche dal letto di ospedale, continuava a fare quello che gli piaceva ma soprattutto che non voleva in alcun modo essere compatito.
«Ammaliava tutti, per simpatia ed empatia, non mollava mai». Amava la musica, si era avvicinato al collettivo Metabolismo Lagunare. «Anche da ammalato ha sempre collaborato in modo attivo, persino dall’ospedale. Non ha mai voluto essere commiserato. Negli ultimi giorni ci ha chiesto di non rinunciare a vivere, di portarlo con noi nei nostri viaggi, di farlo viaggiare assieme a noi e mostrargli luoghi fantastici».
Il commiato è stato un abbraccio collettivo carico di passione, cifra di una rete sociale che ha commosso i genitori, mille persone che non si sono mosse per due ore.
«Chiunque lo ha conosciuto ha testimoniato il suo essere speciale». Durante il rito, sono stati raccolti quasi 7 mila euro, a favore dell’Avapo. Sul feretro una corona con un messaggio di Achille: «Vi prometto che vi amerò tutti».
Ha raccontato il consigliere Gianfranco Bettin, presente all’addio: «Sul prato rinfrescato dalle piogge dove Achille era disteso, raccolto nella cassa di legno chiaro, abbiamo salutato questo ragazzo, questo giovane uomo di 25 anni appena, insieme ai genitori Lorenza e Fabio, alla sorella Ginevra e a centinaia di persone che l’hanno conosciuto e amato».
Ha proseguito: «Salutando Achille e non volendo che finisse mai questo saluto in parole musica silenzi sorrisi. Dolore immenso e senso d'ingiustizia, amore abbandono e misteriosa energia meravigliosa, la stessa che Achille spargeva con naturalezza, col dono che aveva e a sua volta donava. Un suo insegnante, Franco, a un certo punto ha detto che Achille, un giorno, parlando della fine vicina, lo ha invitato a non essere triste, ha invitato tutti a non esserlo, neanche dopo, perché “la tristezza è una gran perdita di tempo”. Una battuta, compendio di concretezza e profonda filosofia vitale che ci farà bene, che farebbe bene al mondo».