Il ministero dell’Interno russo ha reso noto di aver ufficialmente aggiunto nella lista dei ricercati la giornalista della Rai Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traiani, perché accusati di aver attraversato illegalmente il confine dello stato nella regione russa di Kursk. Lo scorso 17 agosto infatti, l’Fsb (Servizio federale per la sicurezza della Federazione Russa) aveva già fatto sapere di aver avviato un procedimento penale contro i due del Tg1 per aver attraversato illegalmente il confine con la Russia e per aver effettuato riprese video a Sudzha, a Kursk. Per questa ragione i vertici Rai avevano deciso di farli rientrare in Italia. Poco dopo averlo reso noto, l’amministratore delegato della Rai, Roberto Sergio, aveva precisato che la decisione di far rientrare “temporaneamente” Battistini e Traini è stata presa “esclusivamente per garantire” la loro “sicurezza e tutela personale”.
“La decisione del ministero degli Interni russo di inserire nell’elenco delle persone ricercate Stefania Battistini e il suo operatore Simone Traini rappresenta un atto di violazione della libertà d’informazione. La giornalista e l’operatore hanno svolto in modo esemplare e obiettivo il proprio lavoro di testimoni degli eventi” commenta la Rai. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha pubblicato su X un post in cui dice di aver convocato l’ambasciatore russo in Farnesina per discutere della decisione di Mosca. Insieme alla giornalista italiana, sono stati aggiunti alla lista altri cinque giornalisti: Nick Walsh della Cnn, Nicholas Simon Connolly della Deutsche Welle, Natalya Nagornaya corrispondente dell’emittente tv ucraina 1+1, ed altre due giornaliste ucraine, Diana Butsko e Olesya Borovik.
Battistini ha svolto il suo lavoro in contesti critici e documentando conflitti e crisi umanitarie. Ad agosto ha realizzato un reportage durante l’offensiva ucraina nella regione di Kursk, rivelando elementi cruciali per il conflitto in corso. “Battistini Stefania, nata il 16 aprile 1977, ricercata in base ad un articolo del Codice penale della Federazione Russa”, si legge nel database del Cremlino. L’articolo in questione non è specificato, ma la Tass ricorda che per l’ingresso illegale in Russia è prevista una pena fino a 5 anni di reclusione. Usigrai e Federazione della Stampa hanno espresso il loro sostegno ai due cronisti confermandosi “al fianco di tutti i giornalisti e le giornaliste che quotidianamente rischiano la vita per il dovere di informare”. “L’informazione – scrivono ancora le due sigle sindacali – non si fa con le autorizzazioni preventive. Il racconto delle guerre è sempre difficile e sottoposto alle più varie forme di condizionamento”.
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