“Purtroppo siamo ancora in tribunale, però certamente parliamone. Per me il Milan è sempre il Milan“. Non c’è mai stato alcun lieto fine tra il club rossonero e Zvonimir Boban, oggi talent e opinionista a Sky Sport. Dopo il licenziamento in qualità di dirigente nel 2021 e aver mollato il suo incarico di Chief of Football della Uefa (avvenuto per differenti vedute etiche e morali), l’ex calciatore croato a La Gazzetta dello Sport ha detto la sua sul club allenato da Paulo Fonseca e sull’attuale gestione societaria. Nel mirino delle critiche c’è Zlatan Ibrahimovic, Senior Advisor della Proprietà e del Senior Management del Milan: “Ibra è un genio e lo ringrazierò a vita perché per amore del Milan accettò di tornare cambiando la storia recente rossonera e di tutti noi. Detto ciò, ora non ho capito cosa fa, quali sono le sue responsabilità e le sue competenze per poterlo giudicare. Spero le abbia capite lui, perché alla fine, sarà lui quello giudicato, mica Moncada“. Un chiaro avvertimento allo svedese.
Boban e il Milan: “Una squadra smantellata e senza gioco”
Dopo tre giornate di campionato, il Milan di Fonseca è ancora un cantiere aperto. Tanto nei risultati, quanto nella proposta di gioco. “Rispetto tanto il lavoro fatto da Fonseca allo Shakhtar, al Lilla e al suo inizio a Roma. È appena arrivato a Milano e bisogna dargli tempo, ma quello che mi preoccupa è che non abbia ancora la certezza che questa squadra può e deve giocare solamente con il 4-3-3, con Bennacer, quando rientrerà, davanti alla difesa e non in panchina”. Il croato non si esime nel dare consigli: “Così le mezzali possono dare equilibrio e aiuto agli esterni super offensivi come Leao e Pulisic. Reijnders non può giocare a due in mezzo, Loftus non è creativo per fare il dieci. Sono due mezzali, sono dei cursori e portatori di palla, non veri organizzatori di gioco. Fonseca è all’inizio, è intelligente e spero si possa correggere perché al di là dei risultati il problema è il gioco, che per ora non esiste“. Il problema, secondo Boban, è ben più profondo. E prosegue da diverso tempo: “La squadra dello scudetto e della semifinale della Champions è stata imprudentemente smantellata, su quelle basi si poteva costruire tanto. Per me è stato un errore madornale“.
L’addio alla Uefa
“Ho fatto tanti compromessi nella mia vita, di qualcuno mi vergogno anche, ma di fronte alla usurpazione e alla pura politica di chi per difendere un proprio interesse infanga tutto il calcio e le sue istituzioni, non era possibile continuare“. Aveva deciso di dimettersi, senza ricevere un euro di buonuscita. Un incarico che secondo lui non è servito a molto, addirittura a niente. “Questa gente pensa di essere più importante del gioco, dei calciatori, degli allenatori, del pubblico, delle stesse istituzioni calcistiche. In questo senso, lo dico amaramente, pur lottando per i cambiamenti nella Uefa, come prima nella Fifa, non sono servito a niente“. E sul nuovo format della prossima Champions League: “Io ho litigato con tanti per far ridurre le partite nei gruppi perché inizialmente ne erano previste dieci e per me non permettevano l’integrità della competizione visto che ci sono 4 fasce di squadre come livello di forza. Alla fine sono state ridotte a otto“.
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