Uniformità nei criteri di permanenza, nuove modalità di calcolo degli importi, introduzione di una fascia di tutela per chi sfora l’Isee massimo consentito e che si vedrà aumentare il canone ma non dovrà rinunciare alla casa.
E infine la facoltà data ai privati di realizzare interventi negli appartamenti e di rientrare dei costi sostenuti scomputando il canone fino al 50% dell’imposto mensile. Entra nel vivo l’iter di approvazione del primo regolamento del Comune di Venezia chiamato a disciplinare l’assegnazione di case comunali in regime di social housing.
Finora, infatti, si era proceduto in base alle regole stabilite di volta in volta dai singoli bandi.
«È ormai assodato che il social housing rappresenti uno strumento importante per garantire la residenza in città a una fascia ampia di popolazione. Ora questo strumento punta a introdurre requisiti di permanenza uniformi e a stemperare gli aumenti dei canoni dovuti all’inflazione», spiega l’assessore alla coesione sociale, Simone Venturini.
Licenziato dalla giunta a giugno, oggi il regolamento inizierà ufficialmente il suo iter nella competente commissione consiliare.
Tra le principali novità c’è, appunto, l’introduzione di una fascia di tutela per chi supera il requisito del reddito.
Ad oggi infatti gli appartamenti in social housing sono riservati a chi ha un valore Isee tra i 6 mila e i 30 mila euro. L’articolo 13 del regolamento, però, prevede che chi superi la soglia dei 30 mila euro (fino ai 50 mila euro) si veda incrementato il canone del 50%; chi invece superi la soglia dei 50 mila, avrà invece un aumento del 100% per un massimo di 24 mesi, salvo poi dover lasciare l’appartamento.
«Così facendo in caso di sforamento non obblighiamo dall’oggi al domani gli inquilini a lasciare l’appartamento, dando anche il tempo necessario per trovare alternative», spiega Venturini.
Altra grande novità riguarda, invece, la possibilità data agli assegnatari di effettuare interventi e migliorie - che dovranno comunque essere approvate dagli uffici del Comune - e che potranno essere realizzate a scomputo rispetto al canone mensile, nella misura dei massimali previsti dal regolamento.
Infine, al Comune sarà data la facoltà di prevedere dei mini-bandi di case che necessitano di piccoli interventi manutentivi e che, per snellire le tempistiche, potranno essere assegnate a patto che il privato si impegni a realizzarli.
In attesa dell’avvio dell’esame, arrivano già le prime osservazioni al regolamento da parte dell’Osservatorio Ocio che evidenzia alcune possibili modifiche al testo.
«L’accesso al social housing avviene tramite bando pubblico, Per l’articolo 4 l’assegnatario è convocato per l’accettazione dell’alloggio e qualora non si presenti, senza adeguata motivazione, la sua viene considerata rinuncia tacita. Al momento della convocazione l’assegnatario è tenuto a formalizzare l’accettazione o la rinuncia all’alloggio. Dal che si deduce che sarà obbligato a scegliere l’alloggio sulla carta, senza poterlo visionare».
Altro aspetto delicato, a detta degli esperti di Ocio, riguarda il requisito dell’Isee (minimo 6 mila euro e massimo 30 mila).
«Ogni bando potrà graduare entro questi limiti l’Isee a seconda delle caratteristiche delle abitazioni assegnabili, della loro localizzazione. Rispetto ai bandi passati cambia ben poco (massimale un po’ più alto) e questo pone grossi problemi con il canone di locazione.
Altro aspetto critico, quello relativo al canone di locazione: «Nessun riferimento al canone concordato. Il canone è in funzione della superficie, della zona territoriale, ma anche di non meglio specificati costi di gestione amministrativa e di manutenzione per non far perdere valore all’immobile. Il canone è soggetto ogni anno a adeguamento Istat. Nessun c’è alcun riferimento al reddito dell’assegnatario. Siamo al “canone libero” di mercato».