Per ben due anni consecutivi è stata indicata dall’autorevole rivista Forbes come «la donna più potente del mondo». Eppure anche Ursula von der Leyen può essere tenuta in scacco, indirettamente. Dalle beghe politiche interne nella piccola Slovenia. Slovenia dove continua a tenere banco la saga sulla nomina del candidato sloveno a un ruolo di commissario nella nuova Commissione Ue, con conseguenze negative per von der Leyen. Saga, ricordiamo, che è esplosa la settimana scorsa, quando il prescelto da Lubiana, l’ex revisore dei conti Tomaz Vesel, ha a sorpresa annunciato il proprio ritiro dalla corsa, citando come ragione del forfait divergenze «su come debba lavorare la Commissione» – ma in realtà, dietro il gran rifiuto, ci sarebbe la manifesta aspirazione della presidentessa della Commissione di avere più donne nel suo team.
Il governo Golob ha colto il messaggio, indicando come nuova candidata-commissaria Marta Kos, ex ambasciatrice e già candidata alla presidenza slovena proprio per il Movimento Libertà di Golob. Tutto bene? Non proprio, perché le procedure per la scelta di Kos sono ancora nel limbo, a Lubiana, lasciando così in sospeso anche la presentazione del “team von der Leyen”. Tutto è bloccato per colpa dell’Sds dell’ex premier Janez Janša, il maggior partito d’opposizione, che regge anche la presidenza della commissione parlamentare per gli Affari europei, organo che – come detta la prassi – deve dare un parere non vincolante sulla candidatura di Kos, prima che possa essere ufficializzata a Bruxelles.
Commissione che, negli auspici del premier Golob, già nei giorni scorsi avrebbe dovuto dare luce verde, ma nulla si è mosso. Prima di mettere in agenda i lavori della Commissione, «vogliamo sapere perché Tomaz Vesel è stato rigettato» come candidato della Slovenia e «perché ora dobbiamo cercare un nuovo aspirante» per l’incarico di commissario, ha spiegato il presidente della Commissione, Franc Breznik, dell’Sds. L’Sds, ha svelato Breznik, avrebbe poi in mano «informazioni credibili» sul fatto che Vesel «non si è ritirato di sua iniziativa», come sostenuto in pubblico, bensì su pressioni di Bruxelles. Da quanto si mormora a Lubiana, Golob avrebbe infatti ricevuto una lettera “pesante”, non messa agli atti, in cui le alte sfere Ue avrebbero suggerito di ripiegare su un’altra candidata, lasciando al palo Vesel, su cui tutto aveva puntato Golob. «Vogliamo solo sapere le ragioni della presidentessa della Commissione europea sul rifiuto di Vesel», ha aggiunto Breznik, rigettando le accuse della maggioranza di voler solo creare dissidi e problemi a Lubiana.
«Non solo i parlamentari, ma anche l’opinione pubblica hanno il diritto di sapere» cosa è realmente accaduto, ha twittato ieri Janša. Senza una risposta entro giovedì, potrebbe saltare la riunione della Commissione sulla figura di Kos – sostenuta dalla maggioranza, ma non dall’opposizione – riunione ora attesa per la mattinata di venerdì.
E adesso? La maggioranza ha presentato ieri una mozione per chiedere che la commissione si riunisca d’urgenza e al massimo entro venerdì. Le procedure però danno tempo due settimane all’organo per esprimere la propria opinione – un tempo eccessivo per von der Leyen, che ha già dovuto rinviare la presentazione della squadra anche a causa dei ritardi sloveni. E che ora sicuramente segue preoccupata quanto sta accadendo in quel di Lubiana.