Dopo oltre due anni di sofferenze assortite (voi citate una qualsiasi articolazione del corpo umano ed è molto probabile che Matteo proprio in quel posto abbia sofferto di un qualche infortunio), il rientro da titolare nella formazione di Coppa Davis ha un gusto tutto particolare per Matteo Berrettini. Soprattutto dopo le polemiche che erano seguite al doppio di due anni fa contro il Canada. Ecco le sue parole in conferenza stampa.
Scanagatta: Cos’hai pensato quando nel tie-break ti sei trovato sotto 4-0? Ti sei preoccupato?
“Ero ovviamente dispiaciuto perché avrei preferito vincerla subito. Sul 4-0 mi sono detto…ok andiamo a vincerla al terzo. Poi ho visto i ragazzi che in panchina erano tutti in piedi per incitarmi e allora mi sono detto…no no, stiamo ancora qua. E nei due punti successivi ho capito di essere rientrato nel match”.
Scanagatta: Sei il più forte numero 2 del mondo nelle squadre di Coppa Davis?
“Non lo so (ride, ndr) e comunque non spetta a me dirlo. Quel che è certo è che assieme agli USA siamo la squadra con più giocatori convocabili. E io, se vengo convocato, sono felicissimo di giocare”.
Noi abbiamo titolato sul sito “L’urlo di Matteo”. Cosa c’era in quell’urlo?
“Il desiderio di gioire insieme a voi tutti che eravate a guardare la partita. Anche se durante un match cerco di non lasciarmi troppo trasportare dalle emozioni. E comunque mi stavo anche liberando di tutte le negatività che mi hanno perseguitato in questi anni. Poi sinceramente non mi va nemmeno più di parlarne perché ormai mi annoio da solo (ride, ndr). E’ già passato un anno da quando venni proprio qui a supportare la squadra da infortunato e a prendere da fuori il calore della gente. Oggi l’ho preso da dentro, quindi obiettivo raggiunto”.
Di cosa sei più soddisfatto? Del risultato, della tua reazione al rientro in Davis o del livello di gioco?
“Diciamo tutti e tre? (ride, ndr). Ovvio poi che essendo una competizione a squadre l’importante è portare a casa il risultato. Poi se come oggi arriva anche una prestazione solida, sei ancora più contento”.
Cosa hai provato a rivincere in Davis?
“Una cosa allo stesso tempo familiare ma allo stesso tempo anche nuova. In ogni caso piedi per terra perché oggi è una giornata ancora molto lunga, e sarà lunga tutta la settimana. Comunque l’esordio non poteva essere migliore”.
Tu non sei mai riuscito a giocare la Davis col vecchio format 3 su 5, proprio tu che sei un grande giocatore da cinque set. Ti manca quell’esperienza?
“La mia prima convocazione fu nel 2018 quando perdemmo a Genova contro la Francia. Ricordo che pochissimo tempo prima, mentre assieme a Bolelli ascoltavamo l’inno in una finale di serie A, lui mi disse “Pensa quando lo ascolteremo prima di un match di Coppa Davis”. E io mi misi a ridere dicendo “Vabbè dai, non esageriamo”. Per rispondere poi alla tua domando devo dirti che le partite 3 su 5 sono molto impegnative ma hanno anche un fascino ineguagliabile. Però anche con questo format l’atmosfera non è mai mancata. Certo giocare Canada-Argentina in Cina è un po’ freddo. La vera Davis è questa annuisce l’azzurro mentre dal campo arriva l’ovazione per un punto dell’Italia. Poi capisco che ci sono mille motivi per fare scelte diverse e che soprattutto bisogna far quadrare i conti, ma l’essenza di questa manifestazione è questa roba qua: le trombe, i tamburi e le urla”.