Christophe Bernelle, con la collaborazione di Arnaud Ramsay, curatore dell’edizione italiana Claudio Pistolesi. SINNER NADAL FEDERER DJOKOVIC – 24 partite per entrare nella testa dei campioni e potenziare il tuo tennis mentale, Gremese Editore.
Il 2024 segna una svolta storica nel mondo del tennis: è il primo anno dal 2003 in cui nessuno dei leggendari “Big Three” – in rigoroso ordine anagrafico: Roger Federer, Rafa Nadal e Novak Djokovic – ha conquistato un torneo del Grande Slam. Se pensiamo che da Wimbledon 2003, prima vittoria di Federer, allo US Open 2024, ultimo Major conquistato da Djokovic, su 81 tornei dello Slam disputati 66 erano stati appannaggio di questi tre fenomeni, non serve aggiungere altro per spiegare come lo svizzero di Basilea, lo spagnolo di Maiorca e il serbo di Belgrado abbiano saputo dominare negli ultimi vent’anni il tennis mondiale maschile.
Il libro di Christophe Bernelle, scritto con la collaborazione del giornalista sportivo francese Arnaud Ramsay e curato nella sua edizione italiana da Claudio Pistolesi per Gremese Editore, esce proprio in questo momento di transizione, quando l’era dei tre pare avviarsi verso la conclusione, nonostante gli ultimi ruggiti di Djokovic in questa stagione, con la conquista del tanto agognato oro olimpico e la decima finale raggiunta a Wimbledon, sconfitto però nettamente da Alcaraz. L’opera nella versione originale si focalizza su ventuno delle partite più iconiche giocate dai tre fuoriclasse, tra le quali alcuni dei loro più leggendari head to head, offrendo uno sguardo approfondito nella mente di questi campioni, rivelando non solo le loro strategie mentali, ma anche i processi psicologici che li hanno resi tali. Anzi, più che campioni: li hanno resi dei “mostri” a livello sportivo, come li definisce – in senso buono – Bernelle per far comprendere ancora di più quanto sia stata straordinaria la loro capacità di rimanere al vertice di uno sport così impegnativo dal punto di vista mentale come il tennis per un periodo di tempo così incredibilmente lungo.
Psichiatra e psicoterapeuta francese, specializzato in psicologia dello sport, ed ex giocatore (è stato n. 185 ATP ed ha disputato il Roland Garros del 1983), Bernelle ha saputo unire la sua passione per il tennis con la sua professione, esplorando le dinamiche mentali che caratterizzano i grandi campioni. Il suo approccio, che vede il tennis non solo come uno sport ma come una vera e propria scuola di vita, è alla base di questo libro, di cui un aspetto particolarmente interessante è la definizione di otto archetipi psicologici, ad ognuno dei quali è dedicato un capitolo del libro, che rappresentano i diversi atteggiamenti mentali adottati dai campioni nelle varie situazioni di gioco. Questi archetipi, distillati dalle esperienze di Nadal, Federer e Djokovic, rappresentano dei modelli di comportamento che l’autore invita i lettori – con il paragrafo “A voi la battuta!” alla fine di ogni capitolo – ad applicare non solo al tennis, ma anche nella vita quotidiana. L’autore, che è stato anche responsabile della sezione “mentale” per i ragazzi dai 12 ai 20 anni presso la Federazione Francese di Tennis, riesce a sintetizzare in questi archetipi le qualità essenziali che hanno permesso ai Big Three di mantenersi al vertice per così tanto tempo, trasformando ogni partita in una sessione di mental coaching sportivo.
Un elemento distintivo dell’edizione italiana sono i capitoli dedicati ai due grandi campioni del tennis italiano, Matteo Berrettini e Jannik Sinner, curati da Claudio Pistolesi. Questi capitoli, esclusivi per i lettori italiani, aggiungono un ulteriore livello di interesse: un ex top 100 ed oggi coach di fama internazionale come Pistolesi esplora come anche questi nuovi protagonisti stiano plasmando un nuovo capitolo nella storia del tennis, seguendo le orme dei Big Three ma con un proprio approccio mentale. In particolare l’attuale n. 1 del mondo e fresco vincitore dello US Open, in cui Pistolesi si immedesima per raccontare e far rivivere ai lettori le emozioni e pensieri del campione altoatesino durante la semifinale e la finale del vittorioso Australian Open 2024. Abbiamo perciò pensato che fosse interessante sentirlo e lo abbiamo contattato telefonicamente in Florida, dove risiede. E nonostante i suoi molteplici impegni – in primis gestisce a Jacksonville il JTCC Florida (Junior Tennis Champions Center) e dirige la società da lui fondata, la Claudio Pistolesi Enterprise – Claudio è stato come sempre disponibile.
Claudio, com’è nata l’idea di curare l’edizione italiana del libro di Bernelle?
Guarda, in questo momento della mia vita la parte di autore riveste un ruolo importante. Dopo il successo – anche inaspettato – del mio libro “C’era una volta il (mio) tennis”, che è stato per diverse settimane nelle prime posizioni dei libri di tennis più venduti e di cui adesso stiamo facendo la versione in inglese, il mio editore Gremese mi ha segnalato questo libro in francese che parlava di tennis mentale, per valutare se farne la versione in italiano. Io conosco il francese: ho letto il libro, mi è piaciuto molto e quindi poi ho curato la traduzione in italiano. Come sai, il libro originale parla dell’atteggiamento mentale dei “tre mostri” – come Bernelle chiama Federer, Nadal e Djokovic – e io ho aggiunto la parte su Sinner e ci ho tenuto a fare anche una parte, un omaggio, a Berrettini e al suo tennis sull’erba. Sull’erba cambia tutto, cambiano i tempi, cambia anche la parte mentale e ritenevo giusto parlarne, considerato che ad un certo punto era considerato il più forte, insieme a Djokovic, su quella superficie. Una superficie dove prima i tennisti italiani avevano raccolto poco: a Wimbledon una semifinale Pietrangeli tantissimi anni fa, una volta ai quarti Panatta. Matteo invece è arrivato in finale, ha vinto due volte ai Queen’s, a Stoccarda. E anche quest’anno se non avesse incontrato così presto Sinner sarebbe stato protagonista ai Championships. Jannik invece ho ritenuto giusto inserirlo come riconoscimento a quello che sta facendo. Chiaro che non è paragonabile come risultati ai Big Three, ma è appunto un riconoscimento per il fatto di aver preso in mano il testimone – lui più di tutti gli altri giovani. E in Canada gliel’ho anche detto, mostrandogli la copertina del libro.
E Sinner cosa ti ha detto?
Beh, sai lui è un ragazzo umile, è rimasto sorpreso “Ma come, insieme a loro?”. E ho spiegato anche a lui che il significato di metterlo insieme a loro era legato al fatto che aveva preso lui il testimone, che era diventato il n. 1. E dato che questo libro parla di tennis mentale, secondo me se lo merita più lui di Alcaraz, perché mentalmente ha dato delle prove di livello più alto. Quello che ha fatto in Australia è stato clamoroso, anche quello che ha fatto in questi mesi – ora che sappiamo quello che stava passando: personalmente, dopo quanto accaduto, se prima facevo il tifo per lui ora lo faccio ancora di più, per il grande campione e la persona che è – e quello che sta facendo adesso allo US Open (l’intervista è stata fatta quando Sinner aveva appena battuto Paul, ndr). Mentalmente è di una forza mostruosa.
Quanto secondo te è utile – per tutti, dagli addetti ai lavori ai semplici appassionati – avere opere come queste che affrontano il tema del mental coaching, delle strategie mentali. Che fanno capire un po’ di più a tutti quanto sia fondamentale la mente a questi livelli.
Io sono un fanatico delle parole e qui la parola è allenamento, si parla di mental training. Il concetto è molto semplice, è accessibile a tutti: come alleni i muscoli in palestra, ci sono degli strumenti per allenare la mente. Per allenare la parte che io chiamo emozionale, per riuscire a gestire le varie emozioni. Noi viviamo di emozioni: ce ne sono di più belle, di più brutte, ma vanno gestite. Il tennis è un acceleratore di emozioni. In campo queste emozioni vengono fuori e talvolta lo fanno in maniera violenta. Può essere la gioia, il senso di colpa, la rabbia, la paura. Tutte queste emozioni vanno conosciute e gestite. E cosa c’era di meglio per farlo che sfruttare quella miniera d’oro che sono le interviste e i match dei tre campioni che hanno gestito le emozioni meglio di chiunque altro nella storia del tennis. E il tennis è forse lo sport dove risulta più difficile farlo. Bernelle ha fatto veramente un lavoro incredibile – attingendo a informazioni che erano sotto gli occhi di tutti, ma nessuno ci aveva pensato – per sviscerare come hanno fatto. Mi ha appassionato leggere il libro e personalmente sono onorato che l’editore Gremese abbia affidato a me il compito di curare l’edizione italiana.
L’ultima domanda è sul capitolo su Sinner scritto da te. Hai voluto raccontare la partita da un punto di vista assolutamente particolare, quello del giocatore in campo: come hai spiegato nel libro, ti sei immedesimato in Jannik per poter provare a raccontare quello che pensi sia passato nella sua mente durante il match. Come mai hai scelto il “self-talking” come modalità narrativa?
Sì, mi sono “sinnerizzato” (risata, ndr). Ti spiego perchè. Per cinque anni, dal 2004 al 2008, ho fatto le telecronache in diretta, in chiaro, su Italia 1 dal Foro Italico, per gli Internazionali d’Italia. Ho fatto anche la famosa finale Federer-Nadal del 2006 – oltre cinque ore in piedi, un match pazzesco – e al tempo mi dicevano che riuscivo a far entrare lo spettatore nella testa dei giocatori. Quindi ho fatto la stessa cosa scrivendo, cercando di entrare nella testa di Sinner, soprattutto nella semifinale di Melbourne contro Djokovic.
In conclusione, un libro sicuramente da leggere per chiunque sia interessato a comprendere le dinamiche mentali che separano i grandi campioni dagli altri atleti, ma anche per tutti gli appassionati e tifosi di Nadal, Federer e Djokovic (e Sinner e Berrettini, grazie al contributo di Pistolesi). Attraverso le loro sfide più intense, l’autore rende omaggio ai tre fuoriclasse che hanno dominato il tennis per oltre due decenni e permette di scoprire come ragionano questi straordinari atleti, offrendo spunti utili non solo per migliorare il proprio gioco, ma anche per affrontare le sfide quotidiane con la stessa determinazione e resilienza.