Jannik Sinner, l’uomo dei primati. Ne sta mettendo insieme sempre di più il numero 1 del mondo, in un 2024 che non si potrà dimenticare sia a livello italiano (e ci mancherebbe altro) che a livello internazionale. Con due Slam e sei tornei vinti nel 2024, il bello è peraltro che la stagione non è assolutamente finita e ci potrà essere spazio per altre chance di brillare da qui alle ATP Finals di Torino.
Intanto, però, ha aggiornato ancora il libro dei record. Perché la doppietta Australian Open-US Open da quando a Melbourne ci si è spostati dall’erba del Kooyong al veloce dell’odierno Melbourne Park, cioè dal 1988, è incredibilmente rara. Ci sono riusciti solo in tre.
Il primo fu Mats Wilander: lo svedese ebbe nel 1988 il migliore anno della propria carriera, quello in cui paradossalmente toccò il punto più alto e poi non vinse più alcuno Slam, fermandosi a quota sette. Ne portò a casa tre: Australian Open, Roland Garros, US Open. Contando che Stefan Edberg vinse Wimbledon, fu l’anno più svedese di sempre. Restando a Wilander, in principio portò a casa Melbourne, rimontando Pat Cash che era supportato alla grande dal pubblico di casa, poi fermò i sogni di un artista della racchetta quale Henri Leconte a Parigi, e infine concluse l’opera in altri cinque set (dopo quelli australiani) contro Ivan Lendl a New York.
Vennero poi due ere: quelle di Roger Federer e Novak Djokovic. Lo svizzero, tra il 2004 e il 2007, semplicemente dominava. E avrebbe potuto piazzare quattro triplette Australian Open-Wimbledon-US Open se non ci si fosse messo di mezzo, nel 2005, un Marat Safin addirittura più mirabile di quello che, nel 2000, prometteva di spaccare il mondo. Per il resto, in quel periodo, nessuno era in grado di fermarlo o quasi, se non Nadal sul rosso e pochissimi altri di tanto in tanto. E lo stesso si può dire di Novak Djokovic in tre anni che hanno definito la sua storia tennistica: il 2011, il 2015 e il 2023. In ciascuno di essi ha costruito mattoni enormi di quel che è oggi, trovandosi spesso anche non lontano dal Grande Slam, per il quale è stato fermato, nelle fattispecie, da Federer, Wawrinka e Alcaraz.
Ma i numeri di Sinner non si fermano qui: è diventato parte di un club molto esclusivo, quello di coloro che hanno raggiunto 20 finali sul circuito maggiore (dal 1990). E la sua percentuale di vittorie è spaventosa: 80%, 16/20, la stessa di Lleyton Hewitt e Thomas Enqvist (con la differenza che Rusty di Slam ne ha vinti due ed è stato numero 1 del mondo, lo svedese tanto in alto non è mai riuscito ad arrivare pur restando davvero molto forte). Davanti a loro solo Rafael Nadal e il 17/20 del maiorchino tra Auckland 2004 e la finale di Wimbledon 2006.
Abbiamo parlato della doppietta Australian Open-US Open post 1988. Se prendiamo invece in considerazione gli anni precedenti, troviamo anche Rod Laver (ovviamente) e Jimmy Connors. Fu proprio Jimbo, nel 1974, il più giovane di sempre a metterla a segno, a 22 anni e 6 giorni. Sinner ne ha 23 e 23, ed è ora ufficialmente il secondo per età ad averla compiuta. Nondimeno, Jannik è il terzo più giovane a mettere assieme un record di almeno 23 vittorie in uno Slam, dopo Pete Sampras nel 1993 (23-2 anche lui) e Nadal nel 2008 (24-2). In buona sostanza, i numeri di un campione assoluto che continuano ad andare sempre più su.