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A Gaza muore anche la nostra umanità: 110 organizzazioni attendono una risposta

Una lettera a cui si deve una risposta. Perché in gioco è la vita di centinaia di migliaia di civili. 

Inviata a Presidenza della Repubblica, Governo e Parlamento la lettera della società civile: “A Gaza muore anche la nostra umanità” su aiuti umanitari.

Le oltre 110 organizzazioni firmatarie attendono ora un riscontro da Presidenza della Repubblica, Governo e Presidenti dei due rami del Parlamento, oltre ad un’attivazione concreta per garantire il passaggio degli aiuti umanitari internazionali

A darne conto è Rete Italiana Pace Disarmo (Ripd).

“Nei giorni scorsi è stata formalmente inviata al Presidente della Repubblica, al Governo italiano e ai Presidenti di Camera e Senato la lettera aperta sottoscritta da oltre 110 organizzazioni della società civile italiana sulla necessità di di porre fine alla disumana ed immorale situazione in cui è costretta la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Agli interlocutori Istituzionali investiti da questa richiesta collettiva viene ora chiesto di mettere in campo tutte le proprie responsabilità affinché sia rispettato il diritto umanitario internazionale le cui indicazioni a questo riguardo sono chiare. E coinvolgono direttamente doveri e responsabilità dell’Italia. Va ricordato come la Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu lo scorso 26 gennaio 2024 abbia evocato un “rischio plausibile” di genocidio nella striscia di Gaza, ammonendo Israele di adottare concrete misure di prevenzione. In particolare la Corte ha sancito che: “Lo Stato di Israele deve adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura d’urgenza di servizi di base e di assistenza umanitaria”.


Ribadendo la necessità e l’urgenza di adottare tutte le azioni politiche e diplomatiche per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente, ma soprattutto alla costruzione di una soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi, fondata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni Onu, non possiamo però rimanere in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria che continua a consumarsi nella Striscia di Gaza con il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione affamata, priva di medicine e di cure per feriti ed ammalati. Nonostante alcune, limitate, iniziative di vaccinazione concretizzatesi negli ultimi giorni. Ma non basta: Israele deve garantire il libero accesso e la sicurezza agli operatori umanitari.


Con questa lettera le organizzazioni della società civile vogliono ricordare che è responsabilità di ogni Stato membro delle Nazioni Unite, quindi anche dell’Italia, operare in modo attivo affinché sia rispettato il diritto umanitario, la cui reiterata violazione non ha nessuna giustificazione in alcun contesto di guerra, come ha nuovamente riportato il parere della Corte Internazionale di Giustizia lo scorso 19 luglio.


Ci aspettiamo ora un riscontro concreto da parte di Presidenza della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidenze di Camera dei Deputati e Senato a cui la nostra lettera è sicuramente giunta (sia tramite raccomandata che PEC). Le richieste e richiami alla responsabilità chiari in essa contenuti non possono essere ignorati: daremo conto pubblicamente delle risposte che riceveremo.

Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento, al Governo Italiano

La Corte Internazionale di Giustizia dell’Onu, il 26 gennaio 2024, ha evocato un “rischio plausibile” di genocidio nella striscia di Gaza, ammonendo Israele di adottare concrete misure di prevenzione. In particolare, la Corte ha sancito che: “Lo Stato di Israele deve adottare misure immediate ed efficaci per consentire la fornitura d’urgenza di servizi di base e di assistenza umanitaria”. La guerra di Israele sulla Striscia di Gaza si combatte infatti non solo con le bombe, ma anche con la fame e con la sete violando apertamente il diritto internazionale.

Nella nota diramata da Oxfam pochi giorni fa si denuncia che, attraverso il «taglio delle forniture idriche», la «distruzione sistematica di infrastrutture essenziali» e il «blocco all’ingresso degli aiuti internazionali», Israele avrebbe di fatto «ridotto del 94% la disponibilità d’acqua dentro la Striscia». Ai palestinesi è anche vietato scavare pozzi, mentre Israele è l’unico Stato al mondo in cui l’acqua è controllata dal Ministero della Difesa.

A Gaza il 90% della popolazione è sfollata (circa 1,9 milioni). Circa 40 mila le persone uccise, oltre ai dispersi, il 70% delle vittime sono bambini e donne, con 17.000 bambini che vivono senza uno o entrambi i genitori, con 3.500 bambini a rischio di morte a causa della malnutrizione e della disidratazione. Tutta la popolazione soffre di insicurezza alimentare acuta e 500 mila persone a livello catastrofico. 10.000 sono i malati di cancro che rischiano la morte e necessitano di cure, 3.000 pazienti affetti da varie patologie necessitano di cure all’estero, 1.737.524 sono colpiti da malattie infettive a causa dello sfollamento, 71.338 sono i casi di infezioni da epatite virale dovute a spostamento, circa 60.000 donne incinte sono a rischio a causa della mancanza di assistenza sanitaria, 350.000 pazienti cronici sono a rischio a causa della carenza di medicinali. Ora si sta diffondendo la poliomielite, malattia che nel 10% dei casi causa la morte per paralisi dei muscoli respiratori. 

Di fronte a questa situazione assistiamo al blocco degli aiuti umanitari che rimangono per settimane e mesi fuori dalla Striscia impossibilitati dall’esercito israeliano a varcare il valico di Rafah, dove ad oggi sono bloccati 1800 containers, e gli altri valichi di accesso a Gaza. Lo stesso programma del Governo italiano “Food For Gaza”, pianificato senza prevedere alcun coinvolgimento delle Ong italiane che da anni operano a Gaza, si sta dimostrando inefficace proprio perché gli aiuti non arrivano alla popolazione, bloccati anch’essi dalla chiusura ermetica israeliana della Striscia. Quei pochi aiuti che arrivano sono per di più distribuiti in condizioni di totale insicurezza, con centinaia di operatori umanitari uccisi nello svolgimento delle proprie funzioni. In diversi e documentati casi si è deliberatamente colpita la popolazione durante la distribuzione di aiuti alimentari e altri generi di prima necessità.

Ribadendo la necessità e l’urgenza di adottare tutte le azioni politiche e diplomatiche per arrivare ad un cessate il fuoco, alla liberazione di tutti gli ostaggi e dei prigionieri palestinesi detenuti illegalmente, ma soprattutto alla costruzione di una soluzione del conflitto tra Israele e palestinesi, fondata sul diritto internazionale e sulle risoluzioni Onu, non possiamo rimanere in silenzio di fronte alla tragedia umanitaria che si sta consumando nella Striscia di Gaza con il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione affamata, priva di medicine e di cure per feriti ed ammalati.


Ricordiamo che è responsabilità di ogni stato membro delle Nazioni Unite, quindi anche dello Stato italiano, operare in modo attivo affinché sia rispettato il diritto umanitario, la cui reiterata violazione non ha nessuna giustificazione in alcun contesto di guerra, come ha nuovamente riportato il parere della Corte Internazionale di Giustizia lo scorso 19 luglio.
Israele deve garantire il libero accesso e la sicurezza agli operatori umanitari.

Israele deve garantire che ci sia acqua potabile a sufficienza dentro la Striscia, consentire l’ingresso di cibo, prodotti sanitari e beni di prima necessità bloccati al valico di Rafah e consentire l’accesso immediato anche da tutti gli altri valichi.


Israele deve consentire l’evacuazione di malati e feriti che non possono essere assistiti dentro la Striscia di Gaza.
Chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Parlamento ed al Governo italiano, di adoperarsi, ognuno per i compiti propri, per l’adempimento delle responsabilità dello Stato Italiano e per una doverosa conseguente azione politica e diplomatica nei confronti del Governo israeliano, affinché sia rispettato il diritto umanitario internazionale e si ponga fine alla disumana ed immorale situazione in cui è costretta la popolazione palestinese nella Striscia di Gaza”.

Questa la lettera. Il silenzio è complice. L’inazione è sostegno ai carnefici. Nessuno può dire: non sapevo. 

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